Sulla questione sicurezza e sullo sblocco dei dispositivi iOS, Apple è sempre stata molto categorica nell’esprimere il suo dissenso. Tim Cook si è dimostrato contrario nell’inserimento di un backdoor in grado di permettere alle autorità o agli enti governativi di “spiare” gli iPhone ed effettivamente non aveva tutti i torti.
Sicuramente ricorderete l’operazione dell’FBI che ha ingaggiato quelli della Cellebrite per sbloccare alcuni iPhone 5c ed accedere alle informazioni in essi contenuti. Ebbene, in questi giorni la Cellebrite ha subito un attacco hacker, e sono riusciti ad accedere ad informazioni sulla stessa azienda oltre che sugli smartphone sbloccati con il loro software.
I file ottenuti erano di tipo immagine UFED ed erano anche criptati ma gli hacker sono riusciti ad aggirare le protezioni e a leggerli. Qui, tra le altre cose, erano contenuti tutti i dati estratti dagli iPhone decriptati che potenzialmente potevano essere diffusi al mondo in pochi secondi.
Tutto questo conferma quanto possa essere semplice raggirare quella che teoricamente dovrebbe rappresentare una misura di sicurezza, trasformandola in una porta d’ingresso per i malintenzionati, pronti a diffondere materiale privato o perfino top-secret.
Se la scelta di Apple, di non permettere l’accesso a nessun iPhone, può rallentare le indagini su alcuni potenziali malviventi, allo stesso tempo salvaguarda in maniera inequivocabile i dati di milioni di utenti nel mondo. La stessa backdoor d’accesso per il governo e le autorità infatti, potrebbe facilmente essere utilizzata anche da qualche hacker con cattive intenzioni.
Via | Motherboard
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