Il riconoscimento vocale è uno dei progetti più sostenuti da Google che ha raggiunto, negli ultimi anni, l’implementazione del sistema in numerosi campi con una sempre minore percentuale di errore.
A partire da “Gboard“, tastiera virtuale per Android e iOS o dalla stessa homepage di Google fino ad arrivare a prodotti tangibili come l’altoparlante intelligente “Home“, la sfida del colosso di Mountain View continua e si arricchisce di particolari sempre più inimmaginabili.
Come afferma Jeff Dean, Senior Fellow di Google, il riconoscimento vocale si basa sullo sviluppo delle “reti neurali“, sistemi capaci di apprendere grandi quantità di dati da parte degli utenti come ad esempio parole o frammenti di discorso ed utilizzarle per fare inferenze, proprio come accade nella mente di un bambino o di una persona durante l’apprendimento di una lingua.
Ad oggi, l’allenamento continuo delle reti neurali ha portato il sistema ad una riduzione del tasso di errore per parola di circa il 30% rispetto al 2012, anno in cui vengono lanciate la prima volta con Android Jelly Bean.
Per quanto riguarda la concorrenza, Google che nel 2015 registrava un tasso di errore per parola dell’ 8% si trova di fronte ad altri due giganti come Microsoft ed Apple che tuttora mantengono rispettivamente il 6,3% e il 2%. Non è possibile naturalmente effettuare un reale confronto fra i tre in quanto i dati derivano da studi mirati differenti con differenti obiettivi.
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