Tim Cook ha pubblicato una lettera aperta sul sito ufficiale di Apple in risposta alla sentenza della Commissione Europea, secondo la quale la società di Cupertino deve pagare 13 miliardi di euro di tasse arretrate comprese tra il 2003 e il 2014.
La lettera del CEO di Apple inizia con la storia della società in Irlanda, partendo dal 1980 con un piccolo stabilimento che ospitava 60 dipendenti. Ad oggi si contano nel paese europeo circa 6000 dipendenti, dato che testimonia non solo la crescita di Apple, ma anche i benefici per l’economia locale.
Esaminando la sentenza della Commissione Europea, Tim Cook afferma che “Apple segue la legge e paga tutte le tasse che deve”, e che quella di oggi potrebbe essere una decisione che potrebbe riscrivere la storia dell’azienda in Europa.
«Come azienda ci comportiamo da cittadini responsabili e siamo altrettanto orgogliosi di contribuire al benessere delle economie locali in tutta Europa e delle collettività in tutto il mondo. Crescendo anno dopo anno, siamo diventati il maggior contribuente in Irlanda, il maggior contribuente negli Stati Uniti e il maggior contribuente al mondo.
Negli anni, ci siamo avvalsi delle indicazioni delle autorità irlandesi per rispettare le normative fiscali del Paese; le stesse indicazioni che qualsiasi azienda attiva in Irlanda ha a disposizione. Come in tutti i Paesi in cui operiamo, in Irlanda rispettiamo la legge e versiamo allo Stato tutte le tasse che dobbiamo.».
Tim Cook smentisce poi gli “accordi speciali” tra Irlanda e Apple e afferma che la sentenza di oggi potrebbe rappresentare un pericolo precedente:
«La Commissione Europea ha lanciato un’iniziativa che vuole riscrivere la storia di Apple in Europa, ignorare le normative fiscali irlandesi e sovvertire così l’intero meccanismo fiscale internazionale. Il parere della Commissione emesso il 30 agosto sostiene che l’Irlanda avrebbe riservato a Apple un trattamento fiscale di favore. È un’affermazione che non trova alcun fondamento nei fatti o nella legge. Noi non abbiamo mai chiesto, né tantomeno ricevuto, alcun trattamento speciale. Ora ci troviamo in una posizione anomala: ci viene ordinato di versare retroattivamente tasse aggiuntive a un governo che afferma che non gli dobbiamo niente più di quanto abbiamo già pagato.».
Conclude Tim Cook:
«Apple è da tempo a favore di una riforma delle normative fiscali internazionali, con l’obiettivo di avere più semplicità e trasparenza. Riteniamo che questi cambiamenti dovrebbero essere introdotti nel rispetto delle procedure legislative, a partire da proposte discusse dai leader e dai cittadini dei Paesi interessati. E come tutte le leggi, le nuove norme dovrebbero valere da quando entrano in vigore, non retroattivamente.
Noi non rinunciamo al nostro impegno in Irlanda: vogliamo continuare a investire, a crescere e a servire i nostri clienti con passione immutata. Siamo fermamente convinti che i fatti e i consolidati principi giuridici su cui è fondata l’Unione Europea finiranno per prevalere».
Apple farà ricorso per la sentenza della Commissione, con Tim Cook che si è dichiarato molto fiducioso. A scanso di equivoci, il CEO ha inoltre ribadito che Apple non ha intenzione di smettere di investire in futuro in Europa, non solo per i tuoi clienti, ma anche e soprattutto per i suoi dipendenti.
L’intera lettera di Tim Cook la trovate qui.
AGGIORNAMENTO
Sul sito Apple Italia è stata introdotta la versione tradotta in italiano della lettera.
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