Ogni anno, migliaia di consumatori vendono i loro vecchi smartphone per monetizzare o per passare ad un dispositivo di nuova generazione. Ebbene, un nuovo studio rivela che è molto facile accedere a dati personali e sensibili contenuti su dispositivi usati.
Recentemente, AVAST Software ha acquistato 20 smartphone usati in negozi di 4 città (New York, Parigi, Barcellona e Berlino). La società ha utilizzato quindi uno tool gratuito di recupero per determinare quali informazioni private contenute su un dispositivo possono essere effettivamente recuperate.
Sui 20 smartphone utilizzati, sono stati recuperati tantissimi dati personali, tra cui più di 200 foto per adulti, 1.200 foto personali, 149 foto di bambini, fatture, più di 300 email ed SMS, e un video ‘molto spinto’. Inoltre, in due dei dispositivi presi in esame erano contenuti dati personali, cosa che ha reso molto più semplice associare i dati ad una persona specifica.
Cosa ancora più preoccupante è che non su tutti i dispositivi era stato effettuato, prima della vendita, un ripristino ai dati di fabbrica. Inoltre, anche sui dispositivi che sono stati apparentemente resettati sono state trovate informazioni sensibili.
Tra gli smartphone resettati ai dati di fabbrica, il 50% conteneva ancora dati personali perché questi eseguivano una versione non aggiornata di Android che utilizzava una funzione di reset non affidabile. Alcuni proprietari hanno semplicemente eliminato i propri file dal dispositivo, senza effettuare un reset. Ciò significa che i file non sono stati rimossi completamente, ma che è stato eliminato solo il riferimento al file stesso. Altri consumatori hanno invece addirittura dimenticato di cancellare i propri dati o di eseguire un reset di fabbrica.
Questo studio dimostra che i moderni smartphone contengono davvero tante, forse troppe, informazioni sui rispettivi possessori. Sarà proprio per questo motivo che Apple non vuole accettare la richiesta dell’FBI di creare una particolare versione di iOS con backdoor?
Via | BGR
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