Con Apple che ha invitato il governo statunitense a ritirare la sua richiesta riguardante lo sviluppo di uno strumento per sbloccare l’iPhone 5c del terrorista di San Bernardino, sembra che l’FBI abbia un piano B, seppur molto incerto, confermato anche da Edward Snowden.
Durante un discussione ospitata dalla John Jopkins University, Edward Snowden ha dichiarato che l’FBI ha a disposizione altri mezzi per accedere allo smartphone del terrorista. In particolare, si parla della tecnica nota come ‘chip de-capping’, che consiste nell’attaccare fisicamente il chip con lo scopo di accedere al suo contenuto.
Quattro ricercatori sulla sicurezza informatica contattati da ABC News hanno confermato che questa tecnica esiste, ma è comunque difficile da mettere in pratica. Tra questi c’è Andrew Zonenberg, Senior Security Consultant di IOActive, che ha descritto come funziona: «In termini più semplici, Zonenberg ha dichiarato che l’idea è quella di rimuovere il chip dall’iPhone, usare un acido molto forte per rimuovere l’incapsulamento del chip, e poi, con molta attenzione, forarlo fisicamente utilizzando un fascio ionico focalizzato. […] Dopo numerosi test l’hacker avrebbe, micron dopo micron, le capacità di mostrare esattamente la parte del chip che contiene i dati interessati. L’hacker utilizzerebbe poi ‘sonde’ infinitesimali nel punto esatto del chip e leggere l’UID (ID univoco dell’iPhone). Lo stesso processo potrebbe quindi essere utilizzato per estrarre i dati per l’algoritmo che lo smartphone normalmente usa per proteggere l’UID e la password dell’utente per creare la key che in realtà sblocca il dispositivo».
Questa pratica è comunque molto pericolosa, perché un minimo errore potrebbe danneggiare irrimediabilmente il chip, rendendo così impossibile l’accesso alla memoria dello smartphone.
Zonenberg supporta l’ipotesi di Snowden, sostenendo che la tecnica è certamente nota ad alcune agenzie d’intelligence governative degli Stati Uniti (anche se non viene citata specificatamente l’FBI).
Via | 9to5Mac
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