Nell’ambito dell’intervista rilasciata a 60 minutes che andrà in onda domenica sulla CBS, oltre a Jony Ive, interverrà anche il CEO di Apple Tim Cook a cui saranno rivolte domande sulla politica fiscale dell’azienda.
Intervistato da Charlie Rose, Tim Cook ha difeso strenuamente le politiche fiscali di Apple, sottolineando che l’azienda paga negli Stati Uniti più tasse di qualsiasi altra.
Rose ha poi punzecchiato il CEO di Apple, chiedendogli informazioni sui grandi capitali che l’azienda avrebbe oltre oceano e se il motivo per cui vengano lasciati all’estero sia per non pagare la giusta percentuale di tasse al governo americano.
Cook ha risposto che l’operazione costerebbe circa il 40% del capitale e non sembra un mossa intelligente da compiere, data la politica fiscale degli Stati Uniti che, per usare un eufemismo, risulta penosa, destinata all’era industriale e totalmente inadatta all’attuale era digitale.
JUST IN: Apple CEO tells “60 Minutes” that the notion of the tech giant avoiding taxes is “total political crap”. https://t.co/yGoxhM29fZ
— CNBC Now (@CNBCnow) 18 Dicembre 2015
Oltre a questo Cook risponderà anche alle domande la tanto criticata politica aziendale riguardo la privacy degli utenti.
I funzionari di polizia e le agenzie di sicurezza sostengono che rendere inviolabili i dati trasmessi attraverso i server Apple possa creare un rifugio sicuro per criminali e terroristi e vorrebbero ottenere la possibilità di accedere alle comunicazioni almeno dopo l’emissione di un mandato.
Apple però continua a mantenere la propria posizione, considerando che fornire l’accesso ai funzionari di governo possa creare il pericolo di accesso anche alla criminalità, mettendo a repentaglio la privacy di tutti gli utenti.
Via | 9to5Mac
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