A differenza della grande maggioranza delle aziende tecnologiche, che sono ben liete di lasciare entrare il mondo all’intero dei loro stabilimenti al fine di mostrare come sia la vita all’interno delle loro mura, la vita in Apple, così come i prodotti prima dell’uscita, è retta da un notevole alone di mistero. Un topic aperto sul portale Quora ha in parte dissipato questo mistero.
Dalle varie risposte al topic come quella di Justin Maxwell capiamo che la sicurezza e la riservatezza all’interno dei locali Apple non è paragonabile a nessun altra azienda. Una sicurezza strettamente tutelata da norme contrattuali a cui sono sottoposti i dipendenti che, entrando nel mondo di Cupertino, entrano a far parte di qualcosa decisamente più grande di loro ed è quindi giusto, da un lato, mantenere determinati argomenti noti solamente a membri interni all’azienda.
Molti dei membri che lavorano in Apple, indipendentemente dal tipo di mansione svolta, ritengono davvero di contribuire a cambiare il mondo con i loro piccoli gesti, sentimento che innesca una sorta di affezione quasi religiosa nei confronti dell’azienda che fa si che i dipendenti chiudano gli occhi su alcuni svantaggi come determinati benefit aziendali.
Soprattutto per le alte cariche il concetto di “domenica” non è molto marcato. Don Melton e Nitin Ganatra raccontano infatti dell’infinito tempo speso davanti al loro PC a gestire corrispondenza con Scott Forstall che era notoriamente un tipo notturno. Un comportamento che può essere associato a moltissimi volti Apple come quello di Tim Cook che lavora praticamente h24.
Interessantissimo è il post di Ben Farrell che racconta la sua “Storia Horror” all’interno di Apple. Farrel ha lavorato due anni in Apple Australia come Customer Experience Program Manager , e racconta di come sia letteralmente “scappato” dall’azienda di Cupertino. In quella che per lui è stata un’esperienza di lavoro decisamente negativa, Farrell parla di giorni fatti di 16 ore di lavoro e un’ambiente decisamente non collaborativo.
Altre persone come Simon Woodside, invece, raccontano di come fosse difficile mantenere i cosiddetti segreti aziendali e l’ansia che generava l’ipotesi delle conseguenze in caso di fallimento.
Insomma sono ancora più sfaccettate le voci sulla vita all’interno delle mura di Apple, ma ovviamente non sapremo mai se sono i commenti di persone il cui scopo è quello di screditare l’azienda o le vere storie di un mondo che viene descritto spesso come terrificante.
Via | BGR
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