Fitbit è stata citata in giudizio da un cittadino della Florida, il quale afferma che i prodotti dell’azienda non forniscono dati precisi relativamente al monitoraggio del sonno. E’ stato infatti stimato che gli accessori mostrano una media di 67 minuti per notte di sonno in più rispetto alla realtà.
Il querelante si chiama James Brickman ed ha avviato questa class-action nella speranza di rappresentare più persone dopo aver acquistato un Fitbit Flex nel 2013. Oltre al Flex, i modelli incriminati coinvolgono anche il Force, il One, l’Ultra, il Charge e il Surge.
L’utente ha misurato il sonno attraverso la polisonnografia, il metodo più accurato esistente per registrare i parametri fisiologici durante la notte), stimando che il Fitbit produce risultati fasulli segnando 67 minuti di sonno in più per notte. Un ulteriore test è stato effettuato con l’actimetria, un altro metodo di misurazione (meno accurato del precedente) rispetto al quale il Fitbit produce risultati diversi per 43 minuti di sonno in più per notte.
Nella citazione si legge: “Le funzioni di monitoraggio del sonno non informano e non possono informare con precisione gli utenti di quanto dormano bene o mano. Fitbit ha quindi ingannato i consumatori, presentando loro dei dati precisi ed esatti con tanto di orari e percentuali in modo assoluto, omettendo aspetti importanti”.
I Fitbit vengono venduti come accessori in grado di monitorare il sonno, cosa che non risulterebbe di fatto vera o comunque attendibile. “Pensare di dormire 67 minuti in più rispetto a quanto effettivamente avviene può avere conseguenze per la salute, soprattutto a lungo termine” si legge ancora nella denuncia.
L’azione legale quindi, verterà sulla pubblicità ingannevole per la vendita di un prodotto che non rispetta le norme sulla concorrenza sleale. Al momento Fitbit non ha ancora risposto.
Via | ArsTechnica
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