Un ex dipendente della Microsft è stato arrestato a seguito di indagini avvenute attraverso delle ricerche nella posta propria casella di elettronica. La vicenda è subito diventata un caso sul web, ma Microsoft aveva il pieno diritto di fornire una copia delle conversazioni alle autorità e sapete chi è stato a fornire questo consenso? Lo stesso impiegato!
Anche tutti noi, che disponiamo di account di posta elettronica Apple (iCloud), Google (Gmail) oppure Yahoo, all’atto dell’iscrizione al servizio e della creazione della casella postale, abbiamo accettato i termini e le condizioni previsti, probabilmente senza nemmeno leggerli. Ebbene, in tutti i servizi di posta troviamo un paragrafo relativo alla concessione dei nostri messaggi “privati” qualora necessario.
Oggi si parla tanto di Privacy e del timore che qualcuno possa accedere alle nostre conversazioni. Facebook viene temuto da tutti proprio per questo motivo, ma in realtà anche tutte le altre aziende non scherzano. Ecco quello che si legge dalle condizioni di iCloud:
Apple potrà, senza responsabilità nei Suoi confronti, accedere, utilizzare, conservare e/o divulgare le Sue informazioni sull’Account e Contenuti alle forze dell’ordine, funzionari del governo e/o terzi, così come Apple ritenga sia ragionevolmente necessario o opportuno, qualora sia richiesto per legge o nel caso in cui noi riteniamo in buona fede che tale accesso, uso, divulgazione o conservazione siano ragionevolmente necessari per: (a) conformarsi a procedimenti od ordini giudiziari; (b) applicare il presente Contratto, inclusa l’investigazione di qualsiasi violazione potenziale dello stesso; (c) individuare, prevenire o gestire in altro modo problemi di sicurezza, tecnici o in materia di frode; o (d) proteggere i diritti, la proprietà o la sicurezza di Apple, i suoi utenti, terze parti o il pubblico, così come richiesto o consentito dalla legge.
Ecco invece quello che si legge dalle condizioni di Gmail:
Utilizzando i Servizi Google, l’utente riconosce e accetta che Google può accedere, preservare e rivelare i dati dell’account dell’utente e qualsiasi Contenuto ad esso associato se richiesto per legge o se in buona fede ritiene che tale protezione dell’accesso o rivelazione sia ragionevolmente necessaria a: (a) ottemperare a qualsiasi legge, normativa, procedimento legale o richiesta applicabile di enti e organi statali, (b) applicare i presenti Termini di servizio (inclusa la verifica di potenziali violazioni degli stessi), (c) individuare, prevenire o altrimenti ostacolare frodi o altri comportamenti pregiudizievoli di carattere tecnico o relativi alla sicurezza (incluso, senza alcuna limitazione, il filtro dello spam) o (d) proteggere da minacce imminenti ai diritti, alla proprietà o alla sicurezza di Google, dei suoi utenti e del pubblico nella misura richiesta o consentita dalla legge.
Ed infine, anche Yahoo, il quale potrà memorizzare i nostri contenuti anche per fini pubblicitari:
L’Utente riconosce e accetta che Yahoo ha il diritto di memorizzare i Contenuti e di rivelarli a terzi come segue: a.) alle società ad essa collegate, allo scopo di fornire i Contenuti all’Utente in modo efficiente; b.) allo scopo di amministrare l’account dell’Utente in conformità con le procedure operative standard di Yahoo o delle società ad essa collegate; c.) ove ciò sia richiesto dalla legge ovvero qualora Yahoo ritenga in buona fede che ciò sia necessario per: adempiere a procedure legali; applicare le CGUS; replicare alle contestazioni secondo cui i Contenuti violano diritti di terzi; proteggere i diritti, le proprietà o i requisiti di sicurezza di Yahoo, dei suoi utenti e di terzi.
Insomma, in linea di massima l’accesso alle conversazioni (dove previsto dalle legge) non deve sconvolgerci più di tanto in quanto cittadini onesti ed in alcuni casi potrebbe anche salvarci o permettere di arrestare qualcuno. Tuttavia è bene sapere che siamo noi stessi che accettiamo queste condizioni, dando il permesso alle società di agire in questo modo.
Fonte | TheGuardian – Via | Macity
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