Nella giornata di ieri Google ha confermato ufficialmente l’acquisizione di Nest, la startup che in passato ha creato alcuni oggetti davvero innovativi nel campo della domotica. Ma perché questa acquisizione? Cosa ci guadagna Mountain View?
Google ha acquisito Nest Labs per ben 3,2 miliardi di dollari e nella giornata di ieri Larry Page, CEO di Google, ha dichiarato:
Nest Labs sta già realizzando fantastici prodotti acquistabili fin da subito, come ad esempio i termostati in grado di risparmiare energia o i rilevatori di fumo che rendono più sicuro l’ambiente domestico per la famiglia. Siamo entusiasti di poter portare questi prodotti innovativi in più case, in più Paesi, per realizzare il sogno di tutti!
Quando Google ha annunciato l’acquisizione, la quale si concluderà nei prossimi mesi, sono stati in molti ad esserne sorpresi. Questo perché non solo Nest Labs segna l’ingresso ufficiale di Google nelle case dei suoi utenti, ma rende la società stessa la più grande realtà dell’Internet degli Oggetti.
Internet degli Oggetti è l’italianizzazione del neologismo inglese Internet of Things, concetto usato nel campo delle telecomunicazioni per descrivere gli oggetti che acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi ed accedere ad informazioni aggregate da parte di altri.
Si stima che questo settore possa portare ricavi globali per circa 14,4 trilioni di dollari solo nei prossimi 10 anni. Questa acquisizione dimostra quindi la lungimiranza di Google e la sua volontà nel volersi imporre sin da subito come principale azienda del settore.
D’altronde Mountain View è sempre stata avvantaggiata grazie ai dati appartenenti a svariati campi e provenienti da miliardi di utenti di tutto il mondo: ricerche, traduzioni, contenuti multimediali, dettagli sul traffico, meteo, contatti. La società potrebbe quindi utilizzare questa enorme mole di dati per migliorare alcuni prodotti e realizzarne altri: il termostato di Nest potrebbe ad esempio accendersi automaticamente quando stiamo per rincasare senza alcun bisogno di programmarlo, calcolando eventualmente il nostro ritardo dovuto al traffico o ad appuntamenti già presi e fissati nel calendario del nostro smartphone.
Come ogni grande accordo, anche quest’ultimo ha provocato reazioni contrastanti: gli investitori sono ovviamente più che soddisfatti di questa mossa (infatti il titolo ha visto un’importante crescita a Wall Street). Quelli contrari all’accordo sono però gli utenti stessi. La privacy dei dati non è mai stato propriamente il punto di forza di Google e con l’accrescere della presenza nel quotidiano, gli utenti hanno sempre più paura ad affidare la vita virtuale (ed ora anche reale) ad un’unica società.
Per ultima cosa, ma non per questo meno importante, il team di Nest Labs potrebbe aiutare Google nella realizzazione di prodotti non solo funzionali ma anche belli esteticamente, campo nel quale la società ha sempre sofferto di un po’ di mancanza. I co-fondatori di Nest sono entrambi ex dirigenti Apple (Matt Rogers e Tony Fadell, quest’ultimo viene considerato il padre di iPod) ed insieme hanno formato un team di 100 persone che Google ha già assorbito nella prima fase di questa acquisizione: funzionalità e bellezza estetica sono quindi assicurate.
Via | BGR
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