Il 2014 è l’anno dei dispositivi indossabili. Tantissime aziende hanno già presentato nel 2013 diversi smartwatch, ed al CES di Las Vegas altrettante hanno mostrato la loro soluzione. Anche Razer, nota azienda incentrata al gaming, ha voluto dire la sua, mostrando un dispositivo indossabile che probabilmente surclasserà la concorrenza.
Il CEO di Razer Min-Liang Tan definisce il Nabu uno SmartBand, spiegando che “gli smartwatch concorrenti nella loro forma attuale sono troppo ingombranti e poco pratici, mentre quelli a forma di bracciale sono soltanto specifici per il fitness e, dopo l’entusiasmo iniziale, vengono facilmente dimenticati e messi da parte”.
Il Nabu invece è qualcosa di diverso: è un bracciale che si interfaccia a qualsiasi smartphone iOS e Android, e riceve le notifiche attraverso il bluetooth 4.0 ed integra un app dedicata. E’ dotato di due display, uno superiore di 32×32 pixel con un design volutamente minimalista e che mira a proteggere la privacy degli utenti: ad esempio, in questo piccolo display verrà mostrata semplicemente un’icona di un telefono che indica una chiamata persa, ma omettendone volutamente i dettagli. Sul bordo inferiore del bracciale invece è localizzato un display più grande che mostrerà maggiori dettagli quali ad esempio numero di passi, frammenti di email, tweet, ecc.
Il bracciale sarà dotato anche di GPS, altimetro e accellerometro utili a misurare attività del sonno, scale, aitltudine, posizione geografica, ecc. Resiste all’acqua e la batteria dura ben 7 giorni. Se già questo vi ha stupito, nulla è paragonabile alla killer-feature di questo dispositivo: Il Nabu integra la comunicazione band-to-band. Per farvi un esempio pratico, se ci troviamo in ufficio ed anche un nostro cliente indossa il bracciale, appena gli stringeremo la mano verranno scambiate alcune informazioni tra di noi quali ad esempio biglietti da visita virtuali, profilo linkedin, richiesta di amicizia su Facebook e qualsiasi altra cosa decideremo di abilitare in fase di personalizzazione del bracciale.
Via | Forbes
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