Alcuni ricercatori dell’Università di York hanno avuto una brillante idea per sviluppare un nuovo sistema di messaggistica che ricorda un po’ i segnali di fumo utilizzati in passato dagli indiani d’America. Tutto ciò che occorre è un computer, un ventilatore e molta, molta vodka!
Molti di noi sanno cosa può significare mandare messaggi di testo quando si ha alzato un po’ il gomito e forse è questo ciò che ha spinto alcuni ricercatori dell’Università di York ad elaborare un sistema di messaggistica utilizzando la vodka.
Nell’esperimento i ricercatori hanno codificato l’alfabeto nell’alcol vaporizzato assegnando un valore del sistema binario differente in base alla concentrazione alcolica. Il segnale chimico è stato poi spruzzato da uno spray ad una distanza di oltre 3 metri e mezzo ed è quindi stato rilevato da un ricevitore in grado di misurare l’aumento e la diminuzione della concentrazione alcolica. In questo modo è stato possibile visualizzare correttamente il testo di input “O Canada”.
Questo particolare metodo di comunicazione non è una cosa fantascientifica o sconosciuta: piante ed animali comunicano da sempre in questo modo, rilasciando feromoni per inviare messaggi su lunghe distanze. Noi esseri umani non siamo però in grado di controllare continuamente l’invio e la ricezione di questi particolari dati e quindi dobbiamo affidarci alle più tradizionali reti GSM o UMTS.
L’esperimento, anche se può sembrare di poca utilità, potrebbe aprire nuove strade per le comunicazioni: i segnali chimici possono infatti raggiungere luoghi difficilmente raggiungibili dai segnali wireless tradizionali, come ad esempio tunnel, condutture o aree sotterranee. Lo sviluppo di questa tecnologia può anche permettere enormi passi da gigante nel campo della medicina: il segnale chimico potrebbe ad esempio controllare un mini robot appositamente costruito che andrà a scovare cellule tumorali od a scoprire gli effetti dei farmaci sperimentali.
Certo, il passo da un po’ di vodka ad un robot che cura il cancro è enorme, ma si tratta comunque di un primo passo verso qualcosa che potrebbe migliorare sia la medicina che le comunicazioni in generale.
Via | The Verge
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