Il New York Times, in un’interessante post pubblicato ieri sul sito ufficiale, ha steso una relazione interamente dedicata a quella che sembra essere l’ossessione principale della Apple: la segretezza. A differenza di altre aziende conosciute a livello mondiale, infatti, la società californiana resta una delle poche a navigare controcorrente per quanto riguarda la sponsorizzazione di nuovi prodotti o la diffusione di notizie che esulano dalla parte commerciale e che, invece, coinvolgono più da vicino eventi legati alle vite dei grandi capi di Cupertino.
Le parole che seguono dimostrano quanto questa devozione al segreto sia radicata nell’azienda:
Il segreto nella Apple non fa solamente parte di una strategia commerciale; esso, infatti, è radicato nella cultura aziendale. Basti pensare che i dipendenti che lavorano ai progetti top secret devono passare attraverso un labirinto di porte di sicurezza, strisciare il loro tesserino più di una volta e, infine, digitare un codice numerico per poter raggiungere i propri uffici.
Gli ambienti di lavoro sono generalmente controllati da telecamere di sicurezza. Alcuni dipendenti, in fase di testing, sono costretti a coprire i dispositivi sui quali lavorano con dei mantelli neri. Quando hanno finito di fare tutte le prove necessarie, prima di scoprire i dispositivi, devono attivare un segnale luminoso rosso in modo da avvisare i colleghi, i quali dovranno prestare la massima attenzione.
Oltre a limitare l’accesso, Apple fornisce quotidianamente informazioni sbagliate ai giornalisti, agli analisti ed ai dipendenti stessi. In molti casi, questa strategia è stata utilizzata per smascherare, tra i dipendenti, quelli che permettevano la fuga di notizie.
Phil Schiller, il vice presidente che si occupa del marketing, teneva riunioni interne nelle quali si parlava di nuovi prodotti e nelle quali forniva informazioni inesatte circa i prezzi o le caratteristiche dei dispositivi. Successivamente Apple cercava di rintracciare la fonte interna che diffondeva le notizie sbagliate all’esterno.
Un altro esempio di devozione al segreto è rappresentato dalla vicenda di Steve Jobs e dal suo congedo medico. Durante questi sei mesi, infatti, il CEO ha subito un intervento al fegato ma la notizia è stata divulgata soltanto qualche giorno fa. In questo caso però, il silenzio è riconducibile alle leggi federali che regolano la divulgazione di informazioni sanitarie riguardanti gli alti funzionari. Dichiarare pubblicamente le condizioni di Steve Jobs, infatti, avrebbe potuto influire negativamente sulle azioni della società.
Questa strategia di comunicazione del tutto assente potrebbe, a lungo andare, rappresentare un problema per gli investitori e per i media che vengono attratti in maniera significativa da quelle aziende pronte ad adottare politiche di comunicazione aperta che affiancano alle varie anteprime dei loro prodotti anche blog e, magari, account Twitter.
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