Lo so, sarebbe una scelta estrema ed anche un po’ macabra, ma siamo sinceri: non ci avete pensato per un attimo anche voi? D’altronde lo abbiamo già visto fare in Double Team – Gioco Di Squadra, un film del 1997 interpretato da Jean-Claude Van Damme nel quale è presente una scena dove viene tagliato un dito ed usato per far leggere l’impronta digitale ad una macchina per poter così fuggire. Qualche malintenzionato potrebbe prendere come spunto quest’idea, ma il web ci informa che, fortunatamente, non funzionerà.
La domanda sel’è posta Tuaw e la rassicurante risposta la troviamo già sulle pagine del sito Apple. In sostanza, il Touch ID utilizza due metodi per rilevare ed identificare le impronte digitali.
Il primo, di tipo Capacitivo, utilizza un sensore appunto capacitivo che viene attivato dalla leggera carica elettrica la quale attraversa la pelle. Tutti noi abbiamo una piccola quantità di energia elettrica che attraversa i nostri corpi, e la tecnologia capacitiva la sfrutta in pieno. Si tratta dello stesso metodo utilizzato dal touchscreen dell’iPhone per rilevare un input qualsiasi. Il secondo, riguarda la Frequenza Radio; ovvero le onde RF non rispondono allo strato morto della pelle sulla parte esterna del dito, tanto da impedirne il rilevamento, in quanto tali onde non “leggono” la parte esterna che potrebbe essere screpolata o troppo secca, ma vanno a scansionare il tessuto vivente che si trova subito sotto. Questo produce un’immagine estremamente precisa dell’impronta ed assicura che un dito mozzato diventi completamente inutile.
Per essere chiari quindi, un dito amputato non ha questa carica. Sarebbe come toccare il Touch ID di iPhone 5S con un guanto.
Scommetto che qualcuno di voi ha successivamente pensato: “ok, e se mi facessi impiantare il dito amputato?”. Abbiamo la risposta anche a quest’ancor più macabro quesito. Essendo un’ipotesi chirurgicamente praticabile, è destinata a fallire visto che un intervento del genere richiederà del tempo (oltre ad essere difficile -non impossibile- reperire una persona con tale competenza in campo sanitario): troppo tempo per poter poi sbloccare il dispositivo, in quanto dopo due giorni di blocco il sistema chiederà la password utilizzata come sistema di backup per l’impronta digitale.
Insomma…per chi tenterà di rubarvi l’iPhone potrebbe essere più facile cercare di convincervi, con le buone o con le cattive, a cedere la password stessa oppure farsi “prestare” il nostro dito, ancora bello bello attaccato al nostro corpo.
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