Internet fin da quando è nato ha subìto innovazioni tecnologiche impressionanti. Ogni giorno nascono migliaia di servizi che offrono funzionalità nuove, la velocità delle connessioni aumenta (quasi) al pari dei dati che ci scambiamo. Ma quanto costano in termini elettrici questi nuovi servizi? Che impatto hanno sull’ambiente?
Le risposte arrivano dalla Digital Power Group, la quale ha compiuto una ricerca sponsorizzata dalla National Mining Association e dall’American Coalition for Clean Coal Electricity, entrambe interessate in qualche modo all’utilizzo del carbone.
La ricerca ha rilevato che attualmente il 10% di tutta l’energia globale è sfruttata solamente per le ICT. Questo 10% equivale a ben 1500 terawatt all’anno, ma questa percentuale è destinata a salire, soprattutto a causa del diffondersi del cloud.
A noi piace il cloud: grazie ad esso possiamo archiviare in remoto grandissime quantità di files per poi scaricarli quando ne abbiamo bisogno. Ma lo sfruttiamo anche per scaricare software, guardare un video su YouTube o tanto altro ancora.
Ciò che però non sappiamo è la quantità di energia che costa per mantenere in piedi dei servizi del genere. Secondo la ricerca, chiamata appunto “The Cloud begins with coal“, guardare un video di 60 minuti sul nostro iPhone costa tanto quanto tenere accesi ben un anno due frigoriferi domestici. E questo senza contare l’energia richiesta per il data center o per ricaricare il dispositivo.
Quello che infatti inquina, non sono solo i data center, ma anche la rete, le infrastrutture, i cavi, i router e così via. Certo, si stanno implementando sempre più le energie alternative e si stanno creando dispositivi sempre più a basso consumo energetico.
Ma tutto questo non è sufficiente: tutti ora vogliono accedere a questi nuovi servizi cloud e Paesi come la Cina, il Brasile o l’India, che in passato ne sono rimasti esclusi, oggi entrano prepotentemente nella lista dei Paesi col più alto utilizzo. Quindi ci ritroviamo ancora al punto di partenza, con gli stessi consumi o addirittura con consumi superiori.
Non sappiamo se questa ricerca sia stata manipolata o sia veritiera, ma la cosa certa è che questi servizi hanno un impatto energetico non indifferente destinato ad aumentare col tempo.
Non diciamo quindi di pensarci 2 volte prima di guardare un video su YouTube o di inviare un’email, ma almeno ora siamo a conoscenza di una tipologia di consumo che in pochi hanno notato in passato.
In ogni caso, potete leggere la ricerca completa (in inglese) a questo link.
Via | Tom’s Hardware
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