Negli ultimi anni sono state molteplici le critiche verso i colossi multinazionali che sfruttavano la mancanza dei diritti più basilari dei lavoratori in Cina, per produrre ai costi più bassi possibili. Apple sta cercando di cambiare la situazione, o è solo facciata?
Sono ormai due anni che Apple cerca di tracciare le ore lavorative settimanali dei dipendenti dei propri rifornitori in Cina. Nel 2011 le capacità di controllo della società di Cupertino erano assai limitate, ma la situazione sembra essere cambiata negli ultimi periodi.
La società ha fatto sapere nelle scorse ore di avere raggiunto risultati assolutamente eccezionali in tal senso. Il suo impegno prevede soprattutto un limite prestabilito che si assesta sulle 60 ore settimanali lavorative. Nel rapporto presentato lo scorso anno, il 92% dei rifornitori rispettavano questa clausola, con una media fra tutti i dipendenti di circa 50 ore settimanali.
Quest’anno si è andato anche oltre, con circa il 99% delle fabbriche che hanno osservato i limiti imposti dalla società di Cupertino, come si può leggere all’interno del grafico pubblicato sotto.
Tuttavia, tali regole non sono state rispettate da oltre il 10% dei rifornitori nei mesi da settembre a novembre, periodo in cui sono stati rilasciati iPhone 5 ed iPad mini. In ogni caso, Apple fa notare che in queste circostanze è lo stesso dipendente che deve accettare il surplus di ore settimanali, e non si tratta di coercizione da parte della società.
Via | AppAdvice
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