Più si parla dei Google Glass e più sorgono dubbi sulla loro affidabilità, sulla dannosità o anche sui problemi di privacy che possono sorgere. L’unica cosa certa è che verranno prodotti e che si riveleranno un prodotto totalmente nuovo ed unico, ma cerchiamo di sfatare insieme alcune perplessità che si sono venute a creare negli ultimi tempi.
Una delle perplessità più comuni che si è venuta a creare riguarda proprio i problemi sulla nostra privacy: indossare per la maggior parte della giornata un vero e proprio computer sempre connesso alla rete e provvisto di occhi ed orecchie può spaventare molte persone. La motivazione di questa paura però è la novità, la paura del nuovo e di ciò che ci è sconosciuto.
Alcuni ritengono fin da subito che i Google Glass si riveleranno un prodotto inutile e che non lo acquisterebbero mai (magari sono gli stessi che si sono fiondati sullo smartphone di turno dopo averlo criticato), ma riteniamo che un prodotto vada studiato, analizzato e soprattutto che vada provato prima di potersi fare un’idea precisa in merito.
Quando un oggetto o un software viene progettato e realizzato, non si possono calcolare alla perfezione i suoi sviluppi: in passato abbiamo visto altri prodotti Google che sono stati un fiasco (come il sottoutilizzato Google+) o al contrario hanno visto una crescita davvero notevole (come Google Maps).
Anche Apple ha dichiarato di essersi stupita dal successo di così grandi proporzioni che ha visto l’iPod Touch. O ancora una volta, sempre in casa Apple, iPad era stato progettato per leggere libri, ma alla fine la percentuale delle persone che lo acquistano scelgono di sfruttarlo in decine di altri modi.
Tornando ai nostri Google Glass, oltre alle persone che reputano il prodotto inutile, ci sono anche coloro che lo criticano convincendosi che sia una questione di privacy.
Disinformazione e allarmismo
La tesi principale sostenuta da chi combatte i Glass in nome della privacy è che la telecamera integrata rimanga sempre accesa e che quindi potrebbe inviare dati a terzi senza il consenso esplicito delle persone inquadrate. Bene, se tutto ciò fosse vero, sarebbe sì un fatto che potrebbe destare preoccupazioni, ma sarebbe anche una scoperta tecnologica rivoluzionaria. Pensate: un dispositivo che si porta sul viso, che invia video in streaming per tutto il giorno e che ha una batteria ed una memoria inesauribile. Senza calcolare che anche lo smartphone ad esso abbinato dovrà avere le stesse caratteristiche.
Alla fine l’unica cosa che i Google Glass cambieranno sarà una fotocamera spenta sul viso al posto che tenuta in mano o in uno zaino. Se si esce di casa e si sta in pubblico, il concetto di privacy diventa relativo: tutti possono vederci ed il rischio che possiamo venire ripresi c’è sempre, indipendentemente che qualcuno indossi dei Google Glass o abbia una Reflex o una compatta o un iPhone in mano.
Argomentazioni incompatibili
Alcuni sostengono inoltre che non si può mai sapere se una persona stia scattando una fotografia con i propri occhiali, mentre con una fotocamera si capirebbe all’istante. Vero, ma non del tutto corretto: come avete avuto modo di vedere con i vostri occhi guardando i video e le fotografie pubblicati da Google, si capisce subito come il design stesso dei Glass sia differente da qualsiasi altro occhiale in commercio. Quindi se vedete una persona con indosso un paio di occhiali, nel caso in cui si trattassero di Google Glass lo capireste subito.
Oltretutto per scattare una foto bisognerebbe toccare fisicamente il touchpad integrato o pronunciare la frase magica “Take a photo” (o il corrispettivo italiano) e si sentirebbe il classico “click“, mentre in caso di video ci sarebbe una spia luminosa sempre accesa. In questo caso vi potreste comportare come se foste davanti ad una qualsiasi macchina fotografica: sorridete, o chiedete al proprietario di eliminare lo scatto.
Se invece avete la sfortuna di essere stati fotografati senza accorgervene non temete: sarebbe successo anche con l’utilizzo di una macchina fotografica tradizionale.
Ridefinizione delle argomentazioni
Jeff Jarvis è un professore di giornalismo ed anche un blogger specializzato dell’hi-tech; chi conosce quest’uomo saprà anche qual è la sua filosofia:
Dobbiamo condannare il comportamento, non la tecnologia.”
Ci sono parecchi esempi al riguardo: le fotocamere, i social network o gli smartphone sono in circolazione da molto tempo ed i rischi sono gli stessi dei Google Glass. Questi ultimi non portano nulla di nuovo in questo senso, è una tecnologia che cambia in parte il modo col quale ci rapportiamo; mentre il comportamento, il modo con cui non ci relazioniamo a questa tecnologia è importante e pericoloso, è questo quello che ci dovrebbe preoccupare, eventualmente.
Inoltre Google già raccoglie molti nostri dati tramite moltissime altre sue applicazioni, quindi perché criticare i Google Glass e non i software installati sul proprio smartphone ed utilizzati fino ad un attimo prima? Cambiano le modalità, ma la sostanza è sempre quella.
L’unica cosa che potrebbe andare a sfavore di Google sono quindi le critiche che si stanno diffondendo, che siano esse vere o false, potrebbero compromettere non solo il successo dei Glass, ma potrebbero provocare anche una specie di “boicottaggio” dei servizi di Google da parte degli utenti. Per questa ragione l’azienda di Mountain View ha deciso di creare questi gioiellini tecnologici con un design facilmente riconoscibile e quasi bizzarro, per far sì che eventuali problemi sulla privacy venissero vanificati.
I timori sulla propria privacy certamente non potranno essere eliminati completamente, ma il punto che bisognerebbe capire sui Google Glass è che essi sono un prodotto nuovo che utilizza una tecnologia vecchia in una nuova modalità. Tutto sta nell’abituarsi alla novità, provare con mano questa tecnologia ed apprezzarla. Le critiche vanno verso chi utilizza la tecnologia in modo sbagliato, non verso la tecnologia stessa.
Qual è la vostra opinione?
Via | PhoneArena
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