Molti di voi si staranno chiedendo chi è Ken Segall. Beh, è uno degli uomini che ha lavorato su moltissimi degli spot che hanno reso il marketing di Apple così famoso ed abusato anche dai concorrenti. Nelle scorse ore ha affermato che, ai giorni nostri, il marketing di Apple è inferiore rispetto a quello della concorrenza.
Se lo dice Ken Segall c’è davvero da crederci. È l’uomo che ha lavorato assieme al team creativo di Steve Jobs nell’ambito pubblicitario per oltre dieci anni. È stato l’uomo che ha aggiunto la i su iMac, ed il direttore creativo per TBWA\Chiat\Day, l’azienda che si è occupata del marketing della società di Cupertino per anni, creatrice della campagna Think Different.
Oggi, sul suo blog, ha pubblicato alcune riflessioni riguardo la qualità degli ultimi spot di Apple. A suo modo di vedere le cose, la società di Cupertino ha perso il suo vantaggio, in termini pubblicitari, rispetto alla diretta concorrente, Samsung.
Se dal punto di vista dei prodotti, come i Mac e gli iDevice, resta ancora imbattibile, non possiamo sostenere che Apple sia intoccabile per quanto riguarda la pubblicità. Il problema è che “è stata toccata” proprio da Samsung, l’acerrimo nemico di sempre.
In base a quanto sostiene Segall, sono due i motivi per cui il marketing di Samsung è superiore rispetto a quello di Apple. Prima di tutto il colosso sudcoreano investe un budget estremamente importante nel settore, di gran lunga superiore rispetto a quanto fatto dalla società di Cupertino. Gli spot di Samsung sono “ben fatti” e si basano sui sentimenti delle persone, piuttosto che sui prodotti.
Inoltre, Segall strizza l’occhio alla presenza costante di Samsung durante il Super Bowl, dove Apple resta “silente”. Inoltre per gli Oscar, Samsung ha realizzato uno spot con al suo interno Tim Burton, il famoso ed eccentrico regista, mentre Apple non ha proposto nient’altro che l’ennesima variazione della sua campagna “prodotto-centrica”.
Il secondo motivo è che Apple non innova dal punto di vista del marketing e quando lo fa produce spot di basso livello, come quelli dei Genius, di qualche anno fa, che sono stati eliminati dopo pochi mesi dalla loro pubblicazione, per lo scarso successo di pubblico ottenuto.
Dal mio punto, dalla campagna pubblicitaria preferisco conoscere un prodotto, piuttosto che le emozioni – false – di chi ne fa uso. Di certo non mi commuovo quando scambio un file tramite NFC, come Samsung vorrebbe farmi credere. Ma d’altra parte sono le emozioni che ci permettono di amare o odiare un’azienda e da questo punto di vista il ragionamento di Segall è a dir poco esemplare.
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