La riservatezza è sempre stata una prerogativa di Apple che in questi anni ha sempre cercato di mantenere i propri prodotti il più possibile segreti prima della presentazione ufficiale. Tuttavia in questi ultimi tempi abbiamo assistito ad una eccessiva fuga di notizie che hanno svelato qualche mese prima della presentazione ufficiale, quello che poteva essere il design dell’iPhone 5 e più recentemente abbiamo assistito allo stesso copione anche con ciò che dovrebbe essere MacBook Pro da 13 pollici con retina display ed iPad Mini.
Nell’analisi sulla riservatezza, non sorprende che la maggior parte delle falle siano imputabili alla filiera di fornitura dell’azienda. Ars Technica ha provato a dare uno sguardo più attento a come la politica di segretezza sia cambiata sotto la direzione dell’attuale CEO Tim Cook. Benché Apple svolga lei stessa tutte la fase di progettazione, design e le attività ingegneristiche, l’azienda affida la produzione a grandi produttori esteri.
E’ quindi durante queste fasi decentralizzate che aumentano i rischi di fuga di notizie e generalmente a regolamentare il tutto ci sono accordi di riservatezza che Apple stipula con tutti i produttori. La relazione di Ars Technica, basata su una attenta analisi delle aree in cui l’azienda può esercitare il proprio controllo sulla riservatezza, suggerisce che la sicurezza è stata leggermente incrementata , in linea con le affermazioni rilasciate da Cook, il quale assunse pubblicamente l’impegno d intensificare i lavori sulla segretezza. Nonostante il rafforzamento delle procedure di controllo, tutta la catena di fornitura, considerata nella sua totale ampiezza, rimane un canale difficile da monitorare. Le aziende che lavorano a stretto contatto con Apple sono un centinaio, le quali a loro volta si affidano ad altre centinaia fornitrici di componenti le quali contano migliaia e migliaia di lavoratori.
Secondo alcuni dipendenti Apple, i quali hanno deciso di mantenere l’anonimato, le perdite sono semplicemente un sottoprodotto della globalizzazione. Tutti i dipendenti hanno dichiarato che la sicurezza di Apple rimane molto rigida, se non leggermente più severa. Molti ingegneri hanno detto che le pratiche di sicurezza generali sembrano essere più ristrette ora, un anno dopo la guida dell’azienda da parte di Tim Cook.
Un altro dipendente ha dichiarato:
Le procedure di sicurezza di Apple sono sempre state incentrate ad assicurare la riservatezza dei propri impiegati statunitensi ma ora che tutto ciò viene dalla Cina, la modalità di segretezza dell’azienda risulta davvero antiquata.
Alcune delle nuove procedure intraprese da Cook prevedono la riduzione degli spostamenti dei testing all’interno del campus e i responsabili coinvolti nelle modifiche da apportare all’interno di tutto il settore retail. Il vero anello debole della catena di segretezza di Apple è rappresentato quindi non tanto dalle attività che l’azienda stessa controlla o monitorizza direttamente ma piuttosto da tutte le attività decentralizzate. All’interno di Cupertino, Ars Technica nota come la riservatezza sia un valore radicato nella cultura dell’azienda e i dipendenti onorano tale politica nel rispetto degli sforzi dei loro colleghi.
Quel senso di fedeltà manca in gran parte della catena di fornitura dove le aziende sfornano milioni di pezzi su base contrattuale con poca lealtà. Apple cerca il più possibile di mantenere un occhio sulla sua supply chain e i suoi partner sono senza dubbio preoccupati di venire tagliati fuori dal business tuttavia sembra quasi impossibile per l’azienda tenere tutto sotto silenzio. Voi cosa ne pensate?
Via | Macrumors
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