Ormai sappiamo tutti cosa si cela dietro l’acronimo LTE e che tipo di prestazioni queste reti mobili ultraveloci siano in grado di offrire. Ma pare che, almeno in l’Italia, dovremo continuare ad utilizzare il condizionale ancora per un po’. L’adozione di questa tecnologia, infatti, potrebbe slittare (e qui, dato che siamo sempre in Italia, l’utilizzo del condizionale rischia di essere, invece, inutile) fino al 2013. O forse più.
“Le nuove reti Lte rischiano di slittare ben oltre i tempi fissati al 2013, con danno per gli operatori telefonici (Telecom I., Vodafone, Wind e 3 Italia) che hanno già investito 4 miliardi di euro nell’asta per le frequenze e ne prevedono altrettanti per costruire e gestire i nuovi network”. A scriverlo è il Corriere delle Comunicazioni che precisa che i fattori che potrebbero frenare l’adozione di tale tecnologia in Italia sono sostanzialmente tre.
In primo luogo manca la certezza sulla liberalizzazione entro dicembre 2012 delle frequenze a 800 Mhz occupate dalla TV, in secondo luogo le forti interferenze fra le onde radio della telefonia mobile a 800 Mhz, le più pregiate, e il segnale del digitale terrestre televisivo, rischiano di oscurare una tv su quattro nei grandi centri urbani.
Infine, c’è un limite tutto italiano sulla emissione elettromagnetica, che rischia di impedire la condivisione dei siti per gli operatori (in modo da riuscire a piazzare più antenne sullo stesso traliccio) facendo lievitare i costi della rete fino al 40% in più.
La rete LTE in Italia ancora non c’è, ma è già un problema.
Via | MilanoFinanza
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