Nel sistema politico ed economico statunitense, il lobbying da parte delle grandi aziende è una pratica consolidata e svolta assolutamente sotto la luce del sole. Apple, nella classifica delle società tecnologiche che più hanno speso per essere rappresentate, occupa una posizione decisamente marginale: undicesima, con un dispendio trimestrale di appena 500000 dollari.
I dati arrivano da un report pubblicato mercoledì da Politico, che evidenzia come l’azienda della Mela abbia riservato alle attività di influenza una frazione minore di quanto non abbiano fatto i suoi concorrenti.
A guidare la classifica, con 5 milioni di dollari nel primo trimestre dell’anno in corso, è Google, seguita a lunga distanza da Microsoft e HP; da lì fino alla undicesima posizione, quella occupara da Apple, la discesa diventa piuttosto lineare con – nell’ordine – IBM, Oracle, Cisco, Amazon, Intel, Facebook e Dell.
La spesa di Apple nel primo quarto, anno su anno, è addirittura diminuita del 12%: nello stesso periodo del 2011 aveva investito 560000 dollari. Contemporaneamente, Google e Microsoft singolarmente spendevano – nell’arco di tutto l’anno – circa tre volte di più.
Adesso la forbice è andata allargandosi, con il colosso di Mountain View a 10x e Microsoft a 3x rispetto alla Mela. Oltre a ciò, è notabile la mancata organizzazione, da parte di quest’ultima, di appositi “comitati di sostegno elettorale” (PAC) nonché di appositi uffici dedicati ai media, entità che alcuni concorrenti – ad esempio – hanno posto in essere.
D’altra parte, Apple partecipa ad alcuni gruppi che agiscono in difesa delle cause che sostiene, due esempi sono la “Digital Due Process coalition”, che mira ad un diritto alla privacy in Internet più esteso, e un consorzio di multinazionali che chiedono una specie di scudo fiscale, così da rimpatriare fondi offshore con tassazione agevolata.
Via | AppleInsider
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