Nessun CEO è stato così ben conosciuto come Steve Jobs. Alcuni aspetti della sua vita sono stati resi pubblici, ma molti di questi – in particolare le decisioni prese durante il suo ritorno in Apple – sono rimaste all’oscuro per molto tempo. La biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson ha approfondito la sua straordinaria vita e molte rivelazioni potrebbero sorprendervi.
Steve iniziò fin da giovane.
Essendo un bambino intelligente, con una mente “tech” che stava crescendo in quella che sarebbe diventata la Silicon Valley, probabilmente non c’erano dubbi su dove il suo talento lo avrebbe portato. Quello che stupisce è come inseguì ostinatamente le sue ambizioni fin dalla giovane età. Mentre lavorava su un progetto per un club sponsorizzato da Hewlett-Packard, Steve chiamò il CEO dell’azienda per farsi spedire i componenti che cercava. Ottenne i pezzi e costruì il tutto in un’estate, durante il suo anno alla scuola superiore. Più tardi fece una cosa simile per ottenere dei componenti per la classe di elettronica, chiamando direttamente un produttore.
Era una persona emotiva.
Sappiamo tutti che Steve era un ragazzo passionale. Dopo tutto, le sue invettive erano materia di leggenda già prima del 1984. Ma non abbiamo idea di come quei forti sentimenti lo portarono alle lacrime. In base alle diverse situazioni che Steve affrontò, non mancarono sicuramente i pianti quando li riteneva indispensabili. Ciò dimostra l’impegno e la serietà che metteva in ogni dettaglio del suo lavoro.
L’origine dell’uniforme.
Avete mai desiderato di conoscere le origini dell’abbigliamento di Steve Jobs? Sembra che negli anni ’80 Steve, osservando le uniformi dei lavoratori in una fabbrica Sony, rimase talmente colpito che chiese ai designer di progettare dei vestiti per i suoi dipendenti Apple. Inutile dire che questa idea non funzionò, comunque il CEO fece di tutto per farsi creare un dolcevita completamente nero che a lui piaceva così tanto. Ed ecco svelato il segreto del suo abbigliamento.
La salute.
Le condizioni di Steve peggiorarono nel corso degli anni. Le differenze più evidenti si riscontravano durante gli eventi organizzati da Apple, dove ogni anno Jobs appariva sempre più magro ed in pessima forma. La biografia mette a nudo gli aspetti della malattia di Steve, dalla prima diagnosi al trapianto di pancreas del 2009, fino alla ricomparsa del cancro. Nonostante l’argomento la lettura è leggera, ma allo stesso tempo è un profondo sguardo verso Steve Jobs che, faccia a faccia con la morte, si dedicò al suo lavoro e alla famiglia con grande forza per perseguire i suoi scopi.
Sony consegnò ad Apple iTunes Store.
Una delle vicende più interessanti e controverse riguarda la bocciatura da parte di Sony di vendere musica digitalmente, a favore dei suoi DRM. A quei tempi comunque sembra che nessuno fosse realmente interessato allo sviluppo di altre tecnologie. Toccò a Steve Jobs convincere gli studi musicali – compresi quelli di Sony – a supportare un unico store, ovviamente a favore dell’iPod. Come Steve disse in seguito, dopo miliardi di canzoni vendute, “non dedicai mai così tanto tempo nella mia vita a convincere le persone a fare la cosa giusta per loro”.
L’iPhone con la ghiera era vero.
Quando l’iPhone debuttò nel 2007, Steve, come un vero showman, stuzzicò il pubblico presentando prima un iPod con una ghiera al posto della classica rotella. Tutti noi ridemmo, ma quel design era tutto tranne che uno scherzo. Dunque il primo concept utilizzava una ghiera al posto dell’ormai noto touchscreen, poichè si pensava che gli utenti avrebbero preferito fare uno “scroll” tra i loro contatti piuttosto che comporre i numeri. Oggi possiamo ritenerci fortunati che i designers e gli ingegneri Apple optarono per un touchscreen capacitivo.
L’iPad circolava già da tempo.
Il libro di Isaacson ci ricorda che quando nel 2010 fu presentato l’iPad, in realtà era già stato svelato da un brevetto del 2004. Ma la biografia rivela anche che l’idea di un tablet frullava nella testa di Jobs anni prima, addirittua nei giorni del Macintosh. Cercando qualche nuovo progetto a causa del fallimento dell’Apple III, Steve ideò un computer con uno schermo touch ma all’epoca la tecnologia non era abbastanza evoluta. Trenta anni dopo, a seguito di una carriera come nessun altro in qualsiasi altra azienda, finalmente ottenne ciò che voleva.
A voi i commenti su questa straordinaria storia, raccontata nell’ormai famosa biografia scritta da Walter Isaacson.
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