Ieri vi abbiamo riportato le considerazioni di Neil Young sulla musica digitale che ha espresso in un’intervista alla conferenza D: Dive Into Media. Il musicista canadese ci ha anche svelato che, nonostante abbia stravolto il mondo della musica con l’iPod, Steve Jobs amava ascoltare la musica in vinile. Durante la stessa conferenza Edgar Bronfman Jr ha parlato tra le altre cose della sua lotta ad i prezzi con Steve Jobs.
Edgar Bronfman Jr, ex presidente della Warner Music Group, ha spiegato tra le tante cose perché le case discografiche sono ancora necessarie in un’industria musicale capitanata da iTunes. Ecco innanzitutto le parole di Bronfman sulla sua esperienza con Apple:
Apple ha creduto nella musica e nei contenuti fin dal primo giorno. Questa è stata la buona notizia. La cattiva notizia è che decisero che tutte le canzoni erano uguali, e ho discusso con Steve su questo. Alla fine Apple ha ottenuto la parte migliore dell’affare. Io avrei voluto più flessibilità nei prezzi. Apple ha sostenendo la musica dal primo giorno, e ovviamente è stato un gran risultato per lei.
Riguardo la concorrenza, Bronfman sostiene che la strategia di iPhone ed iPod funziona, ma non per questo deve funzionare si altri dispositivi. Secondo Bronfman, Google dovrebbe decidere meglio come strutturare la propria piattaforma, ma non è chiaro il modo in cui vogliono gestire le trattative con le case discografiche.
Riguardo Spotify, l’ex presidente della Warner ha affermato che non ha influito sui download e sulla vendita di musica. Infine Bronfman ha discusso sul valore delle case discografiche al giorno d’oggi:
Ci sono pochissimi artisti che possono avere successo senza l’aiuto di un’etichetta discografica. Il ruolo della casa discografica è ancora richiesto, è ancora necessario. Io credo che i consumatori sono troppo indaffarati, e cercare tra milioni e milioni di artisti quello che potrebbe piacergli richiede davvero troppo lavoro.
Via | 9to5Mac
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