Dopo aver provato a fondo forse uno dei migliori picchiaduro pubblicati sul Sega DreamCast alla fine degli anni novanta, iSpazio oggi vi propone la recensione di Soul Calibur.
La trama di Soul Calibur racconta le avventure di diciannove guerrieri alla ricerca della Soul Calibur o della Soul Edge, ovvero armi bianche: queste spade hanno il potere di risvegliare nei possessori il lato positivo e/o negativo, dando loro poteri impressionanti.
Tra questi diciannove personaggi però, il vero protagonista è Siegfried: il giovane è stato assoggettato dal potere della Soul Edge, trasformandosi in Nightmare, e il suo obiettivo è quello di riprendere il controllo del proprio corpo.
Passiamo a descrivere il gameplay del gioco, partendo dalle cinque modalità offerte:
Arcade
L’Arcade può essere considerata la “modalità Storia” di Soul Calibur: in base al personaggio che sceglierete, infatti, avrete la possibilità di sfidare sette combattenti diversi per poi arrivare al boss finale ed assistere ad un filmato, che varia in base ai guerrieri scelti.
Come ogni buon picchiaduro che si rispetti, bisognerà vincere due round di fila per poter passare al match successivo.
Time Attack
Nella modalità Time Attack, l’obiettivo del giocatore è quello di completare tutti i match il prima possibile, in modo da totalizzare il miglior punteggio.
Practice
In Pratica invece potrete provare tutte le combo su cui desiderate allenarvi dei vostri personaggi preferiti.
Survival
In Survival invece cambia completamente il concetto di gioco: la vita che perderete durante i vari match non si potrà recuperare e andrete avanti ad oltranza fino a quando non verrete sconfitti.
Survival Extra
La modalità Survival Extra è quasi uguale alla Survival: l’unica differenza è che qui si disputano match “one-hit kill”, cioè un solo colpo basterà per mettere al tappetto colui che lo riceverà.
Il movimento dei personaggi è controllato attraverso un joystick analogico; svariate mosse e/o combo possono essere effettuate attraverso quattro tasti.
Questi pulsanti, a mio avviso, non hanno una buona funzionalità: alcune volte, durante le partite, non è stato possibile sferrare un determinato colpo poiché il gioco non aveva ricevuto l’input dai tasti.
Eccetto questo aspetto, il meccanismo di gioco è molto semplice e gli elementi sopracitati non intralciano assolutamente il gameplay, in quanto posizionati nei lati bassi dello schermo.
Per quello che concerne la grafica invece, Soul Calibur ha subito dei leggeri miglioramenti per essere adattato al Retina Display dei dispositivi Apple; per il resto, le texture in 3D usate sono le stesse utilizzate circa dodici anni fa per la versione DreamCast.
Al momento il gioco è in offerta lancio a 9,99€: un prezzo sicuramente eccessivo, considerando che alcune modalità (come la Mission Mode) della versione da cui è stato effettuato il porting, risultano mancanti. Altra “criticità” è l’assenza del comparto multiplayer, per quello che riguarda gli incontri con giocatori offline (quindi con i propri amici); a lungo andare, Soul Calibur rischia di stancare l’utente.
Attualmente, per tutti coloro che volessero avvicinarsi/provare questa saga, la spesa da affrontare per questo gioco è assolutamente ingiustificata; con questo non è che si voglia “bocciare” l’applicativo, tuttavia l’aspetto negativo, che lo allontana dalla perfezione, è il difetto dei tasti di gioco, mentre si spera che le modalità multiplayer vengano aggiunte in un’eventuale futuro.
Potete trovare Soul Calibur su App Store per 9,99€. É compatibile con iPhone 4/4S, iPod Touch 4, iPad 2 e richiede minimo iOS 4.3; il gioco è localizzato in lingua inglese.
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