Lo scorso 27 giugno, il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato un bando per l’assegnazione delle frequenze 4G a 800, 1800, 2000, 2600 Mhz. A poco più di due mesi ha inizio l’asta per la conquista dei lotti più pregiati e a scontrarsi sono i quattro principali carrier italiani: Vodafone, Tim, Wind e H3G.
Le prime buste sono state aperte oggi e la base d’asta parte da 2,3 miliardi di euro (destinati a lievitare) che andranno a rinfrescare le casse dello stato. I lotti in totale sono 18 ma come gli stessi tecnici del Ministero affermano:
Tutti e quattro gli operatori gareggeranno per i sei lotti di frequenze più pregiate, quelle a 800 MHz, e ciascuno deve ottenerne almeno due (5 MHz + 5 MHz) per costruirci sopra una copertura di rete adeguata.
In pratica ci sono meno risorse che concorrenti, dunque la vittoria dell’asta significherebbe davvero tanto e potrebbe seriamente cambiare gli scenari della telefonia mobile in Italia. Attualmente Tim e Wind hanno presentato un offerta ciascuna per due lotti, mentre Vodafone e H3G si sono proposti momentaneamente per uno solo.
Il ministro dell’Economia aveva ipotizzato inizialmente la possibilità di flop, rischio scongiurato a quanto pare. Gli operatori italiani, infatti, credono molto nello sviluppo delle proprie reti su frequenze a 800MHz per portare agli italiani banda larga mobile di alta qualità. Ricordiamo che le suddette frequenze sono quelle in uso per le emittenti televisive e che man mano, col passaggio al digitale terrestre, lasceranno posto anche a questa nuove tecnologia.
Il vantaggio di queste reti è duplice: ridurre le zone di digital divide, ovvero quelle in cui il divario tra chi ha accesso a tecnologie e chi ne è escluso è particolarmente elevato, e alleviare la saturazione delle reti che rischiano il collasso e che penalizzano già la qualità del servizio.
Una nota importante riguarda l’Autorità garante delle comunicazioni: secondo il regolamento Agcom relativo all’asta, i gestori aggiudicatari delle frequenze sono obbligati ad offrire una copertura ampia: non deve essere concentrata nelle zone più redditizie (le grandi città), ma estesa anche a comuni fino a 3.500 abitanti.
Oggi ha dunque ufficialmente inizio l’asta e ne sapremo sicuramente di più nei prossimi giorni. Noi di iSpazio, come sempre, vi terremo costantemente aggiornati.
Via | LaRepubblica
Leggi o Aggiungi Commenti