Apple è stata citata in giudizio sotto la “Nationwide California Law Class”, accusata di aver facilitato il cambio del pricing model degli eBook e di aver cospirato con i publisher per farlo. Altre tre denunce sono state depositate nei confronti di Apple, sempre riguardanti la determinazione dei prezzi degli eBook.
Le azioni legali riguardano precisamente: violazione dello Sherman Act, violazione della legge Cartwright, violazioni dello State Antitrust e Restraint of Trade Laws, violazione dello Statuto a tutela dei consumatori, violazione della legge sulla concorrenza sleale e ingiusto arricchimento.
Nel Novembre del 2007 Amazon ha rivoluzionato il settore dell’editoria rilasciando il Kindle, un lettore portatile per libri in formato digitale. Usando un sistema proprietario di “inchiostro elettronico”, il Kindle replica su un dispositivo elettronico l’effetto di un foglio stampato. Il grande vantaggio dell’invenzione di Amazon fu sicuramente l’abbattimento dei costi di produzione e distribuzione dei libri, ma gli editori capirono subito che se il mercato avesse forzato la nuova tecnologia, questa efficienza avrebbe portato ad una riduzione dei prezzi per il consumatore.
Amazon per aumentare le sue quote di mercato vende la grande quantità di eBook presenti sul proprio Store ad un prezzo notevolmente inferiore a quello dei titoli in versione cartacea. Anche se gli editori raccolsero i frutti della grande vendita di eBook, i prezzi ribassati di Amazon hanno minacciato di interrompere il vecchio modello di business più velocemente di quanto gli stessi editori credevano. Nessuno riusciva ad arrestare l’ascesa degli eBook. Se un editore avesse aumentato il prezzo di un libro, avrebbe rischiato di perdere un sostanziale volume delle vendite.
Secondo la Class Action, gli editori hanno lavorato assieme ad Apple per modificare il modello di vendita degli eBook, aumentando uniformemente i prezzi della prima release di tutti i libri. Questo accordo sui prezzi non avrebbe avuto successo senza la partecipazione attiva di Apple. La società di Cupertino avrebbe perciò facilitato il cambio di pricing cospirando con i publisher, con tutti gli interessi a compiere quest’illecito per immettersi facilmente in un mercato dominato da Amazon.
Questa è la versione dei fatti riportata da chi ha citato in giudizio Apple e le case editrici Hachette Book Group, HarperCollins Publishers, Macmillan Publishers, Penguin Group (USA) e Simon & Schuster. Apple non ha ancora risposto a riguardo, perciò aspettiamo anche l’altra versione dei fatti e la futura decisione dei giudici.
Via | PatenltyApple
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