La sicurezza è da sempre uno dei pilastri su cui Apple ha costruito la propria reputazione, ma anche i suoi dispositivi più avanzati possono diventare bersagli per ricercatori e hacker alla ricerca di vulnerabilità. È il caso di una recente scoperta che coinvolge l’USB-C introdotto con l’iPhone 15: una porta che potrebbe aprire la strada a nuove tecniche di jailbreak e che presenta potenziali rischi per la sicurezza.
Durante il 38° Chaos Communication Congress, il ricercatore di sicurezza Thomas Roth ha presentato un caso interessante, mostrando come sia riuscito a decodificare il firmware del controller USB-C ACE3. Questo controller gestisce funzioni fondamentali come la ricarica e il trasferimento dei dati. Durante la dimostrazione, Roth ha mostrato come questa vulnerabilità potrebbe essere sfruttata per iniettare codice dannoso, sollevando preoccupazioni tra gli utenti e gli addetti ai lavori.
Sebbene la scoperta sia tecnica e complessa, l’esperto ha precisato che per sfruttare questa vulnerabilità è necessario un accesso fisico al dispositivo e l’utilizzo di strumenti specifici, come cavi USB-C modificati e hardware personalizzato. Questo limita notevolmente il rischio di attacchi su larga scala, ma non elimina del tutto la possibilità di usi malevoli.
La scoperta di Roth riporta l’attenzione sul jailbreak, una pratica che permette di bypassare le restrizioni imposte da Apple sui suoi dispositivi. In particolare, questa vulnerabilità potrebbe consentire un jailbreak “untethered”, ossia resistente ai riavvii del dispositivo, risultato ambitissimo da molti appassionati di hacking.
Un altro elemento rilevante è che questa vulnerabilità riguarda l’hardware, rendendo gli aggiornamenti software di Apple potenzialmente inefficaci per contrastarla. Ciò potrebbe rendere le misure di sicurezza tradizionali dell’azienda meno efficaci, aprendo una sfida interessante per gli ingegneri di Cupertino.
Al momento, Apple non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali riguardo alla vulnerabilità segnalata. Tuttavia, è probabile che l’azienda stia già valutando delle contromisure per proteggere i propri dispositivi da questa possibile minaccia.
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