La Silicon Valley sembra aver intrapreso un nuovo dialogo con Donald Trump in vista del suo ritorno alla Casa Bianca. L’ultimo segnale di questo rinnovato pragmatismo arriva direttamente da Tim Cook, amministratore delegato di Apple, che venerdì sera ha partecipato a una cena privata con l’ex presidente americano sulla terrazza di Mar-a-Lago, la famosa residenza di Trump in Florida.
Non è certo il primo incontro tra Cook e Trump: durante il primo mandato presidenziale, il loro rapporto è stato definito “sorprendentemente cordiale”, nonostante le divergenze su temi chiave come il commercio internazionale e la regolamentazione tecnologica. La cena recente, tuttavia, assume un significato particolare, considerando le sfide che Apple sta affrontando in Europa. L’azienda è sotto pressione per diverse pratiche commerciali, dalle richieste di standardizzazione dei caricabatterie alle controversie legate all’App Store.
Cook non è l’unico a essere entrato in sintonia con Trump. Mar-a-Lago si sta rapidamente trasformando in una sorta di “tappa obbligata” per i leader delle principali aziende tecnologiche americane. Nelle ultime settimane, Mark Zuckerberg di Meta, Sundar Pichai di Google e, a breve, anche Jeff Bezos di Amazon si sono messi in fila per un incontro con l’ex presidente. Tra tutti, Musk sembra aver stabilito un rapporto particolarmente stretto con Trump.
Questi incontri non sono una coincidenza. La recente vittoria di Trump alle primarie ha spinto i colossi della tecnologia a cercare un dialogo diretto con l’ex presidente, seguendo una strategia già adottata con successo da Tim Cook durante il primo mandato. L’obiettivo è costruire relazioni pragmatiche con l’amministrazione, evitando scontri aperti su questioni ideologiche.
Dietro questi incontri si celano interessi strategici ben definiti. Ad ottobre, durante un colloquio riservato, Trump avrebbe promesso a Tim Cook di non permettere all’Unione Europea di “approfittarsi” delle aziende americane in caso di una sua rielezione. Una promessa significativa per Apple, che sta affrontando una crescente pressione normativa nel Vecchio Continente.
Inoltre, il sostegno del settore tecnologico all’ex presidente si sta traducendo anche in un supporto finanziario. Aziende come Meta e Amazon hanno già annunciato donazioni di un milione di dollari ciascuna al fondo per l’inaugurazione presidenziale. Anche Sam Altman di OpenAI ha fatto lo stesso, segnalando un allineamento sempre più evidente tra il mondo tech e il futuro politico americano.
La cena tra Tim Cook e Donald Trump rappresenta l’inizio di una nuova fase pragmatica per la Silicon Valley. Mentre le aziende continuano ad affrontare sfide globali e regolamentazioni sempre più stringenti, costruire rapporti solidi con chi potrebbe guidare la prossima amministrazione diventa una mossa strategica inevitabile.
Apple, in particolare, sembra voler rafforzare il proprio ruolo sullo scenario politico, cercando di proteggere i propri interessi sia negli Stati Uniti che all’estero. Tim Cook ha già dimostrato in passato di saper navigare abilmente le acque politiche, e questa ultima cena a Mar-a-Lago ne è un’ulteriore conferma.
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