Migliaia di vittime di abusi sessuali su minori (CSAM) hanno intentato una causa contro Apple, accusando l’azienda di non aver rilevato e segnalato materiale illegale presente sui suoi servizi. La richiesta di risarcimento supera 1,2 miliardi di dollari e potrebbe obbligare Apple a reintrodurre il sistema di scansione precedentemente abbandonato.
Apple, a differenza di molti altri fornitori di servizi cloud, non scansiona sistematicamente i contenuti degli utenti per individuare materiale CSAM. Nel 2021, l’azienda aveva annunciato un sistema di scansione su dispositivo che, grazie a un sistema di “impronte digitali”, avrebbe permesso di identificare immagini sospette direttamente sugli iPhone prima della sincronizzazione con iCloud.
Nonostante le rassicurazioni di Apple sulla tutela della privacy, molti esperti avevano sollevato preoccupazioni legate al rischio di abusi da parte di governi autoritari, che avrebbero potuto sfruttare il sistema per scopi repressivi, come la sorveglianza politica.
Apple ha inizialmente difeso il progetto, ma di fronte alle critiche ha deciso di abbandonarlo, ammettendo infine che le preoccupazioni erano valide.
Secondo quanto riportato da Ars Technica, le vittime sostengono che Apple abbia fallito nel rispettare il dovere legale di individuare e segnalare i contenuti CSAM, creando un ambiente sicuro per i predatori. La causa sottolinea che Apple ha segnalato solo 267 casi di CSAM nel 2023, a fronte di oltre 32 milioni di segnalazioni effettuate da altre grandi aziende tecnologiche.
Le vittime ritengono che Apple tragga profitto dalla sua politica, poiché i predatori scelgono i suoi servizi per la percezione di una maggiore protezione. Temono inoltre che l’uso crescente dell’intelligenza artificiale possa aggravare ulteriormente il problema.
Apple ha dichiarato di essere impegnata a combattere la diffusione di materiale CSAM senza compromettere la privacy degli utenti. Tra le soluzioni implementate, l’azienda cita il sistema Communication Safety, che avvisa i bambini quando ricevono o tentano di inviare contenuti contenenti nudità.
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