Una nuova class action intentata in California accusa Apple di aver sottopagato oltre 12.000 donne rispetto ai colleghi uomini, nonostante le iniziative di Diversità, Equità e Inclusione (DEI) promosse dall’azienda.
Apple ha sempre sottolineato l’importanza della parità di genere, dedicando un’intera pagina web a questo tema e fornendo dati sulla diversità aziendale dal 2014. Tuttavia, questi dati non sono stati aggiornati dal 2022.
La recente denuncia legale getta ombre sull’impegno della società verso la parità di genere. Due donne, impiegate Apple da oltre dieci anni, accusano l’azienda di sottoppagare sistematicamente le lavoratrici nei reparti di ingegneria, marketing e AppleCare.
La causa sostiene che Apple basi illegalmente gli stipendi iniziali sull’esperienza lavorativa precedente o sulle aspettative salariali delle candidate. Entrambe le pratiche sono vietate dalla legge californiana dal 2018, che impedisce ai datori di lavoro di chiedere lo storico retributivo ai candidati.
Questa prassi, infatti, crea un circolo vizioso: se una donna ha già guadagnato meno di un uomo in passato, continuerà a farlo anche in Apple. È proprio questo meccanismo che la legge vuole contrastare.
La denuncia accusa Apple anche di favorire gli uomini nell’assegnazione di promozioni, aumenti di stipendio e bonus. Questi pregiudizi contribuirebbero ad allargare ulteriormente il divario salariale tra uomini e donne nel corso della carriera.
Una delle querelanti, Justina Jong, denuncia inoltre di aver subito molestie sessuali e che l’azienda non abbia provveduto a trasferirla lontano dal molestatore.
La causa chiede un risarcimento non specificato e sanzioni nei confronti di Apple. Le donne sono rappresentate da studi legali che in passato hanno ottenuto importanti risarcimenti in casi simili, come per Goldman Sachs e Sterling Jewelers.
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