La Repubblica Democratica del Congo (RDC) accusa Apple di utilizzare potenzialmente minerali provenienti da zone di conflitto, noti anche come “minerali di sangue”.
Questi termini indicano materie prime estratte in aree controllate da gruppi armati, dove spesso si verificano violazioni dei diritti umani come il lavoro forzato. I proventi di tali attività vengono utilizzati per finanziare l’acquisto di armi, alimentando ulteriormente i conflitti.
Nello specifico, le preoccupazioni riguardano principalmente quattro minerali: stagno, tantalio, tungsteno (noti collettivamente come 3TG) e oro. Sebbene Apple non acquisti direttamente questi materiali, essi sono utilizzati a monte della filiera da aziende che producono componenti per i dispositivi dell’azienda.
Tuttavia, Apple commissiona regolarmente audit per garantire la trasparenza e l’eticità della propria catena di fornitura. In passato, ad esempio, sono state escluse aziende che non hanno superato le verifiche.
Nonostante le precedenti rassicurazioni, gli avvocati della RDC ha presentato ad Apple nuove prove che solleverebbero dubbi sull’efficacia degli audit. Secondo quanto riportato da Reuters, i legali avrebbero riscontrato falle nei sistemi di controllo e avrebbero posto una serie di domande all’azienda.
La situazione nella Repubblica Democratica del Congo è particolarmente critica. Già dagli anni ’90, infatti, il Paese è devastato dalla violenza, soprattutto nelle regioni orientali dove operano numerosi gruppi armati che combattono per il controllo di risorse e per questioni di identità nazionale ed etnica.
Un elemento particolarmente preoccupante riguarda le accuse rivolte ad alcuni auditor. Pare che alcuni di loro, dopo aver riscontrato la presenza di minerali di conflitto, si siano visti rescindere i contratti. Infine, desta preoccupazione il silenzio di Apple, che finora non ha fornito alcuna risposta alle segnalazioni presentate.
Leggi o Aggiungi Commenti