La classifica “I 100 migliori album” di Apple Music culmina oggi con l’attesissima presentazione della top ten, che vede The Miseducation of Lauryn Hill al n. 1.
Quando ha appreso la notizia, Lauryn Hill ha dichiarato a Apple Music: “Anche se questo è il mio premio, dietro ci sono i sacrifici, il tempo e la dedizione di molte persone.”
Per l’occasione, Zane Lowe e Ebro Darden di Apple Music hanno invitato il leggendario Nile Rodgers, produttore, scrittore e musicista, e Maggie Rogers, artista candidata ai Grammy e produttrice, per commentare insieme la classifica durante una speciale tavola rotonda che verrà trasmessa in tutto il mondo su Apple Music. Guarda la tavola rotonda su music.apple.com.
I 100 migliori album di Apple Music è una classifica moderna che incorona i migliori dischi di tutti i tempi, creata da un apposito team di Apple Music in collaborazione con un gruppo di artisti e artiste, nonché autori, produttori e professionisti del settore. La classifica è una selezione editoriale, che non ha niente a che fare con il numero di streaming su Apple Music, ma che rappresenta una dichiarazione d’amore ai dischi che hanno plasmato il mondo di chi ama la musica.
Ecco la top ten.
10. Lemonade (2016), Beyoncé
Il sesto album di Beyoncé è un genere a sé. È un disco impetuoso, sprezzante, tormentato e vulnerabile, ma anche sperimentale, energico, trionfale, spiritoso e audace. Una vivida testimonianza personale pubblicata senza preavviso in un momento di attenzioni mediatiche e sofferenze private. Ogni singolo istante di Lemonade merita di essere studiato e celebrato.
Nile Rodgers (NR): Questo è un album monumentale. E lo dico con grande rispetto, perché so quanto lavoro ci vuole per arrivare a un risultato come questo.
Zane Lowe (ZL): Un album incredibile. Rivoluzionario. Per la prima volta un’artista di tale fama, e al centro di una così grande attenzione mediatica, ha deciso di prendere le redini della narrazione, per averne il controllo e condividere quello che aveva da dire.
Maggie Rogers (MR): Quando questo disco è uscito io ero all’università. Ricordo che quando ho premuto play sul mio portatile ero nel mio appartamento al quinto piano, nell’East Village. Quel giorno, per la prima volta, non sono andata a lezione. Mentre lo ascoltavo pensavo: “Non vado. Oggi è qui che devo essere…”. Ciò che per me emerge di più è la sua forza, e il modo in cui si lega alla sua vulnerabilità. È un disco che trasuda female power.
9. Nevermind (1991), Nirvana
Nevermind, con l’apertura detonante di “Smells Like Teen Spirit”, non ha solo catapultato il trio di Seattle nel firmamento della musica contro ogni aspettativa, ma è anche riuscito a sovvertire il concetto di cultura popolare in modo irripetibile. In un lasso di tempo brevissimo, il punk divenne pop, il termine “grunge” entrò a pieno titolo nei dizionari di tutto il mondo, le fondamenta dell’industria musicale caddero in frantumi e Kurt Cobain venne suo malgrado incoronato portavoce di una generazione in cerca di catarsi.
ZL: Quando l’album è uscito, tutti noi che lo ascoltavamo e lo apprezzavamo sentivamo di avere finalmente una band che ci apparteneva. E che tutte le cose che ci piacevano e che sembravano scollegate, strane o semplicemente non venivano prese sul serio… beh, ora sarebbero state prese sul serio.
MR: La vulnerabilità di questo disco, l’intensità del suono e il momento culturale in cui si inseriva hanno davvero toccato qualcosa.
Ebro Darden (ED): Volevano essere grandi. Volevano scrivere belle canzoni. Volevano trasmetterci ogni tipo di emozione. Era tutto autentico.
8. Back to Black (2006), Amy Winehouse
Il modo di porsi e la vocalità ultraterrena e senza tempo di Amy Winehouse infondono nella sua musica un carattere unico: non era un semplice tentativo di evocare il passato, ma un modo per onorare la musica che amava senza perdere di vista la propria identità di millennial sfacciata e schiva. Le sonorità di Back to Black possono esercitare un grande fascino su chi ama il soul vecchio stampo e il jazz classico, ma l’attitudine è più vicina al rap. Sì, Amy era divertente. Ma faceva sul serio.
ZL: 35 minuti di pene d’amore. Un amore non corrisposto e doloroso che a volte ti spinge a ballare, altre volte a cantare, a lasciarti andare… ma non bisogna farsi ingannare dall’allegria della musica. I testi provengono da un luogo molto doloroso.
ED: Ho sempre pensato che la sua voce arrivasse da un’altra epoca. E come il suo stile vocale, anche quello che faceva era senza tempo.
MR: Molte volte, quando un artista vuole rifarsi al passato, finisco con il preferire la versione originale… Ma Amy Winehouse è riuscita ad attingere a tutta questa tradizione e ad aggiungere un tocco personale creando qualcosa di nuovo.
7. good kid, m.A.A.d city (2012), Kendrick Lamar
Il secondo album di Kendrick Lamargood kid, m.A.A.d city, è uno dei dischi hip-hop più significativi del XXI secolo. Due veterani della West Coast del calibro di Snoop Dogg e Dr. Dre hanno indicato in Lamar l’erede ufficiale della tradizione gangsta rap. Questo album è uno straordinario esempio di narrativa americana, capace di consacrare il futuro premio Pulitzer come una delle migliori penne della sua generazione.
ZL: Questo è uno degli album meglio curati, concepiti e strutturati dell’epoca moderna. Anche la tracklist è perfetta.
ED: Compton aveva prodotto così tanto hip-hop che c’era molta pressione su questo ragazzo. La sua capacità di raccontare storie e di scrivere musica, la sua energia, la sua interpretazione su materiale registrato… Trasmette una consapevolezza nera che non sempre si trova nell’hip-hop. Ed è per questo che sono davvero orgoglioso di vederlo in questa posizione.
6. Songs in the Key of Life (1976), Stevie Wonder
Nel 1974, Stevie Wonder era la popstar più venerata dalla critica a livello globale, eppure stava pensando di abbandonare del tutto il mondo della musica. Perciò, quando due anni più tardi pubblicò Songs in the Key of Life, la richiesta fu così alta che l’album divenne il più rapido successo di vendite mai visto fino a quel momento. Dura quasi 90 minuti ed è un lavoro disinvoltamente melodico, di ampio respiro e profondamente personale. Sul piano sonoro, culturale ed emotivo, Songs in the Key of Life è molto più di una raccolta di canzoni magnifiche: è un’intera visione del mondo.
NR: Per me, anche quando suona uno strumento, è come se sentissi sempre la sua voce. È un dono davvero unico. Quando canta, suona l’armonica o le tastiere, il suono è sempre quello inconfondibile di Stevie Wonder.
ZL: È un’icona. Continua ad avere un’enorme presenza e influenza fra gli artisti e le artiste di oggi, che siano emergenti o star.
MR: Songs in the Key of Life è un’opera d’arte incredibile. Non riesco a immaginare un mondo senza questo disco.
5. Blonde (2016), Frank Ocean
Con 17 tracce condensate in un’ora, Blonde è un variopinto caleidoscopio di idee, un’ode alla volontà di dare pieno sfogo alla propria creatività con lo scopo di farsi apprezzare per ciò che si è. Centrando l’obiettivo, Ocean si è imposto come una voce generazionale, in grado di incarnare in modo unico le complessità e i convulsi cambiamenti che hanno caratterizzato il secondo decennio del XXI secolo.
ZL: È musica su tela. La osservo sotto luci diverse, in momenti del giorno diversi, a seconda di come mi sento. E ogni volta noto nuove pennellate di colore che non avevo mai visto e neanche sapevo che esistessero. Ci sono tantissimi livelli, pensieri, emozioni, spunti e idee ed è come se ogni volta assumessero un significato diverso.
MR: Questo disco è come una spirale di fumo: delicato e imprevedibile, e allo stesso tempo così preciso.
4. Purple Rain (1984), Prince & The Revolution
Con una tracklist ricca di singoli da Top 10, questa colonna sonora è ciò che ha davvero trasformato Prince Roger Nelson in una delle popstar più riconoscibili e peculiari di sempre. Anche se spesso veniva accostato a Jimi Hendrix per il modo di fondere sonorità considerate Black e bianche, sacre e profane, la verità è che non esisteva e non esiste tutt’ora una figura paragonabile alla sua.
ED: Prince è il mio artista preferito di sempre. Senza dubbio. Pensate soltanto a tutto quello che fa. Suona. Scrive i testi. Canta sul palco. È come se fosse il direttore artistico di sé stesso. Si disegnava persino i costumi. Faceva tutto lui.
NR: Se devo pensare a un artista che ha avuto un impatto importante sulla mia vita, penso subito a Prince. Avevamo un rapporto particolare che in realtà era molto normale, il che è strano a dirsi, essendo lui una persona così insolita e fuori dalla norma. Ma la musica, il film e tutto ciò che riguarda questo disco era semplicemente incredibile. Mi ha sempre ispirato un grande rispetto e regalato momenti di felicità. Pensavo che non solo teneva viva la tradizione, ma ci stava portando tutti a un altro livello. Ero semplicemente orgoglioso vivere nella sua stessa epoca.
3. Abbey Road (1969), The Beatles
Abbey Road dei Beatles è una raccolta di brani senza tempo firmata da una band rivoluzionaria al suo apice della creatività. L’undicesimo e penultimo album della band è il prodotto di quattro esseri umani di incredibile talento chiusi nella stessa stanza, che suonano una canzone indimenticabile dopo l’altra.
MR: È un modo di fare musica che ha un che di speciale. Una canzone descrive alcuni dei più grandi dolori e dispiaceri umani, e subito dopo ce n’è una che faresti ascoltare volentieri a tuo figlio di 3 anni, seguita da una delle più grandi canzoni d’amore… È un album senza tempo, e non solo perché non invecchierà mai, ma perché ha sempre qualcosa da offrire, per ogni momento dell’umanità e per ogni emozione umana. Piace a persone di ogni età.
NR: Per me i Beatles hanno sempre avuto qualcosa di magico. Che ci crediate o no, la prima canzone che ho imparato a suonare con la chitarra era proprio dei Beatles. È lì che ho capito che sarei diventato un chitarrista. Prima di quel giorno suonavo il clarinetto.
ZL: La quantità di canzoni che hanno accompagnato le persone fino a un certo punto della loro vita… suonate in occasione di anniversari, matrimoni, funerali e che sono state la colonna sonora di innamoramenti e rotture. Per ogni momento della vita, ci sono varie canzoni che l’accompagnano. Ma quelle dei Beatles sono la colonna sonora di una vita intera.
2. Thriller (1982), Michael Jackson
Non esistono molti album pop, o opere d’arte in generale, in grado di eguagliare la portata rivoluzionaria di Thriller, pubblicato da Michael Jackson nel 1982. Ha avuto il merito di tracciare nuove coordinate del pop mainstream moderno, ridefinendo le possibilità e il raggio d’azione della musica. Sette brani sui nove totali sono diventati singoli da Top 10, ed è stato uno degli LP più venduti di sempre.
ZL: Ha battuto i record di vendite nel primo anno dopo l’uscita e anche in quello successivo. Ha mostrato un nuovo modo di fare musica, di pubblicarla, distribuirla e promuoverla, e nessuno è mai riuscito a fare altrettanto. Ha fissato l’asticella molto in alto.
NR: Quando Michael ha fatto uscire questo disco, per me il mondo è cambiato. Fu come una scossa di terremoto. Il fatto che un artista nero girasse un video come quello di “Thriller” fu semplicemente rivoluzionario.
1. The Miseducation of Lauryn Hill (1998), Lauryn Hill
Sguardo straordinariamente crudo e intenso nel panorama spirituale di una delle maggiori stelle di un’era e dell’era stessa, nel 1998 il primo e unico album in studio di Lauryn Hill fu un terremoto. Lei era e rimane uno di quei talenti che nascono una volta per generazione, in grado di espandere la portata della sua ispirazione e del proprio carattere innovativo per decenni. Chi fa musica assembla infinite discografie sperando di arrivare una lavoro coerente che sia abbastanza significativo da ridefinire la cultura e incidere il nome di chi l’ha firmato nel pantheon delle sette note: Lauryn Hill ci è riuscita con un solo album.
ZL: Questo album non piace solo a chi c’era quando è uscito e da allora lo porta nel cuore. Non è invecchiato per nulla. Anzi, più lo ascolto, più lo trovo fresco e importante… Molti giovani artisti e artiste lo ascoltano e sta diventando parte del loro DNA. Per loro è una fonte di ispirazione… E anch’io trovo che sia senza tempo.
MR: Per questo disco Lauryn ha chiamato a raccolta tutta la sua cerchia di amici e parenti. È come stare seduti con lei nella sua cucina o nel soggiorno. Senti la gente, le voci in sottofondo… È aperto, espansivo e così diretto… Avere un’artista come Lauryn Hill al primo posto significa molto.
ED: È un album molto personale, perfetto sotto tanti punti di vista. È un vero e proprio spaccato della musica pop degli ultimi 25 anni, visto con un approccio olistico. È R&B, è hip-hop, parla di donne indipendenti, di donne forti, è attuale, ci sono i campionamenti… Penso che sia questo il motivo per cui è stato votato come numero uno.
NR: Lei è fantastica. Questo album è fantastico.
Come ulteriore regalo a chi ama la musica, Apple Music ha creato 100 vignette audio che raccontano la storia di ogni album e ne contestualizzano il significato e la posizione in classifica. Scritte da un team di esperti musicali e curate da una pluripremiata redazione audio, queste vignette fanno da accompagnamento sonoro ai 100 migliori album di Apple Music. Ascolta le storie dietro a ognuno di questi album e molto altro su Apple Podcasts: apple.co/100BestRadio.
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