Nell’ambito del suo mandato nel Digital Services Act (DSA), la Commissione Europea ha inviato richieste di informazioni a 17 aziende tecnologiche riguardo le misure adottate per la protezione degli utenti. Questa volta, l’attenzione della Commissione si allarga, coinvolgendo non solo i soliti colossi come Apple, Google, Microsoft e Meta, ma anche AliExpress, Zalando, Pinterest, Snapchat, TikTok e altri.
Secondo un nuovo rapporto, i dati richiesti includono informazioni rilevanti per le elezioni dell’UE, metodi di identificazione dei beni contraffatti, oltre a dettagli su come le piattaforme affrontano i contenuti illegali e la vendita di merci illecite. Non è chiaro il motivo per cui Apple sia inclusa in questa richiesta, ma potrebbe riguardare la gestione di iMessage o forse app clonate sull’App Store.
Le 17 aziende, raggruppate sotto 10 differenti “ombrelli”, devono fornire le informazioni richieste entro il 9 febbraio.
Questa richiesta di informazioni segue quella del 14 dicembre 2023, che sembrava essere un po’ più ampia con alcuni punti in comune con la nuova richiesta. Quella precedente copriva “rischi sistemici rilevanti per i loro servizi, in particolare quelli legati alla diffusione di contenuti illegali e dannosi, qualsiasi effetto negativo sull’esercizio dei diritti fondamentali, nonché qualsiasi effetto negativo sulla sicurezza pubblica, la salute pubblica e i minori.”
Il DSA è un pacchetto legislativo che imporrà restrizioni su come operano i giganti tecnologici, focalizzandosi in particolare sui contenuti online e sulla moderazione.
In poche parole, il Digital Services Act attribuisce una maggiore responsabilità alle piattaforme online e alle aziende tecnologiche nella gestione dei contenuti, inclusa la segnalazione e la rimozione di contenuti illegali.
Secondo le disposizioni del DSA, le regolamentazioni saranno applicate alle aziende in base a diversi livelli. Le aziende più grandi, inclusi coloro che hanno più di 45 milioni di utenti attivi in Europa, vedranno gli effetti più significativi. Apple rientra in questa categoria, anche se ha sostenuto che iMessage specificamente non lo fa.
Inoltre, il DSA vieterà i “dark patterns”, ovvero interfacce utente fuorvianti, come quelle che costringono gli utenti a iscriversi a una piattaforma o a effettuare acquisti in-app.
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