La società di Cupertino si sta preparando a lanciare il suo primo prodotto di punta in quasi un decennio, l’Apple Vision Pro, segnando l’inizio di una nuova era nello spatial computing . Il pre-ordine del dispositivo inizierà il prossimo venerdì, ma ci si chiede: sarà questo visore un prodotto rivoluzionario o un incubo per la privacy? La risposta potrebbe essere entrambe.
La tecnologia di spatial computing non è una novità per Apple. Dal 2017, con l’introduzione di ARKit e successivamente RealityKit nel 2019, l’azienda ha aperto la strada alla realtà aumentata sugli smartphone. Questo ha permesso la creazione di app popolari come Pokémon Go e NightSky, che sfruttano la mappatura 3D in ambienti fisici.
L’Apple Vision Pro e la sua piattaforma visionOS elevano questa tecnologia a un nuovo livello. il visore della società capitanata da Tim Cook è un capolavoro tecnologico, dotato di un’ampia gamma di sensori per funzionalità come l’audio ray racing, TrueDepth per la mappatura 3D in tempo reale, sei microfoni, otto telecamere frontali per il passthrough e la cattura di immagini e video, tracciamento di testa e mani, quattro telecamere interne per il tracciamento degli occhi, Optic ID e EyeSight.
Apple sostiene che siamo nell’era dello spatial computing, ovvero l’integrazione tra mondi digitali e fisici. Tuttavia, è anche un’era di raccolta dati. La realtà mista, una forma di spatial computing, sta guadagnando popolarità, in particolare grazie a Meta e alla sua linea Quest. E l’Apple Vision Pro potrebbe effettivamente lanciare questa categoria nell’estratosfera. Ma ciò che gli utenti potrebbero non sapere è che questi dispositivi possono rivelare più dati sensibili di quanto si immagini.
Per esempio, i sensori di profondità che misurano la distanza dal suolo possono determinare l’altezza di un utente. Il rumore di un treno potrebbe indicare una posizione fisica. I movimenti della testa possono essere utilizzati per determinare stati emotivi e neurologici. I dati raccolti sugli occhi sono forse i più preoccupanti, potendo condurre a pubblicità mirata, profilazione comportamentale e rivelare informazioni sanitarie sensibili.
Apple afferma di proteggere la sicurezza e la privacy in tre modi principali:
- Optic ID: Apple Vision Pro utilizza quattro telecamere per il tracciamento degli occhi e un set di LED a lunghezza d’onda invisibile per scansionare l’unicità dell’iride dell’utente. Optic ID viene utilizzato per sbloccare il dispositivo, autorizzare i pagamenti con Apple Pay e per il riempimento automatico delle password. Apple afferma che i dati di Optic ID sono criptati, non lasciano mai il dispositivo e sono accessibili solo dal processore Secure Enclave;
- Elaborazione a livello di sistema: Tutti i dati delle telecamere e dei sensori vengono elaborati sul Vision Pro senza inviare dati sensibili a server o cloud, riducendo il rischio di esposizione dei dati durante la trasmissione o l’archiviazione;
- I dati del tracciamento oculare sono privati: La direzione dello sguardo, i movimenti oculari e la dilatazione della pupilla possono rivelare più di quanto si pensi. Questi dati possono essere utilizzati da soggetti malintenzionati per determinare pensieri, interessi e reazioni di una persona, un aspetto a cui la maggior parte degli utenti di Apple Vision Pro non penserebbe. “I dati dell’input oculare non vengono condivisi con Apple, app di terze parti o siti web. Solo le selezioni finali vengono trasmesse quando si toccano le dita insieme”, spiega Apple.
Sebbene Apple limiti l’accesso degli sviluppatori ai sensori e alle telecamere sul visore, le implicazioni potenziali dei dati raccolti in tempo reale dalle applicazioni di terze parti sollevano preoccupazioni su come gli sviluppatori utilizzino questi dati e su cosa possano inferire riguardo alle persone.
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