Spotify ha recentemente annunciato importanti modifiche alle sue politiche di remunerazione degli artisti. A partire dal 2024, la piattaforma modificherà i criteri di pagamento dei diritti d’autore, introducendo nuove regole più stringenti.
Nuove regole per i pagamenti delle royalties su Spotify
Nel post sul suo blog ufficiale, Spotify ha delineato i cambiamenti previsti, con l’obiettivo di valorizzare maggiormente il lavoro di artisti emergenti e professionisti. La piattaforma, che ha visto un notevole incremento del suo catalogo, ha discusso con i partner dell’industria musicale nuovi approcci per premiare autenticamente gli artisti reali e contrastare l’ascesa dello streaming artificiale.
Una delle novità più significative riguarda la soglia minima di streaming necessaria per ottenere un compenso: a partire dal 2024, sarà richiesto un minimo di 1.000 stream annui per ogni canzone, al fine di ricevere i pagamenti dei diritti d’autore.
Un’altra modifica importante tocca le registrazioni di rumore, come il rumore bianco o statico, sempre più utilizzati e divisi in tracce brevi. Tali registrazioni, spesso inserite in playlist prolungate senza che gli ascoltatori se ne accorgano, generano pagamenti sproporzionati. Per contrastare questo fenomeno, Spotify aumenterà la durata minima richiesta per queste registrazioni a due minuti, affinché siano idonee al pagamento delle royalties. Questo limite, tuttavia, non sembra applicarsi alle canzoni regolari.
Spotify assicura che i ricavi derivanti da tracce non idonee non verranno trattenuti dalla piattaforma, ma saranno invece distribuiti tra gli artisti che rispettano i nuovi criteri, incrementando così l’importo ricevuto per ogni stream.
Attualmente, Spotify è tra le piattaforme che pagano di meno gli artisti, con circa $0.0033 per stream, a confronto con i $0.01 di Apple Music e i $0.013 di Tidal. Si spera che con questi cambiamenti, gli artisti possano beneficiare di una remunerazione più equa per ogni stream su Spotify.
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