Apple ha espresso dissenso riguardo alla decisione della Commissione europea di classificarla come “gatekeeper” secondo il Digital Markets Act (DMA), una normativa che riguarda le aziende del settore digitale con un’influenza significativa nel mercato interno, una solida posizione di intermediazione, e una presenza stabile e duratura nel mercato.
La Corte di giustizia dell’Unione europea ha riferito di un ricorso presentato da Apple, simile a quelli intrapresi da altre aziende come Bytedance (TikTok) e Meta (Facebook, Instagram, ecc.).
Apple sembra voler evitare l’eventualità di dover aprire iOS agli app store di terze parti, una pratica conosciuta come “sideloading”, una mossa che potrebbe essere imposta alla società in futuro.
Le principali obiezioni di Apple riguardano il suo browser Safari. L’azienda afferma che le versioni di Safari su iOS, iPadOS e macOS sono servizi di piattaforma distinti, sostenendo che solo la versione iOS di Safari raggiunge le soglie richieste dalla Commissione per essere designato come tale.
Secondo Apple, Safari varia a seconda del dispositivo e viene utilizzato in modo diverso dagli utenti finali e commerciali a seconda del dispositivo. In contrasto, la Commissione considera Safari come un unico servizio di piattaforma di base, indipendentemente dal dispositivo su cui è installato, e sostiene che Safari ha lo stesso scopo comune su tutti i dispositivi, ovvero quello di fornire agli utenti uno strumento per visualizzare, accedere e interagire con i contenuti web.
La Commissione europea sostiene che le grandi aziende non dovrebbero ostacolare la concorrenza o impedire lo sviluppo di alternative per app e servizi, e che è necessario “aprire” i vari sistemi a soluzioni concorrenti.
Anche Microsoft è stata indotta a effettuare modifiche in Windows, inclusa la semplificazione della disattivazione di app preinstallate, come il browser Edge e l’applicazione di ricerca Bing, integrate nell’ultimo sistema operativo.
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