In una lunghissima ed interessante intervista rilasciata da Tim Cook per GQ, il CEO di Apple è stato interrogato su vari argomenti tra cui anche i visori a realtà mista ed in qualche modo sono arrivate delle risposte, seppur molto criptiche.
L’articolo si intitola “Tim Cook Thinks Different” e troverete il link per leggerlo integralmente alla fine dell’articolo.
Vengono affrontati tantissimi temi sui quali Tim Cook parla in maniera molto spontanea e serena a cominciare dal concetto di normalità che per lui non ha senso perchè non si è mai sentito normale nè è mai stato definito normale dalla comunità in cui è cresciuto.
Sono un uomo gay cresciuto nel Sud rurale e sono riuscito a trasformare il mio disagio in un superpotere.
Ho sempre odiato il termine “normale” sotto molti punti di vista, perché ciò che alcune persone intendono nel descrivere la normalità equivale a “etero”. Ne interpretano il senso proprio così. Non saprei… sono stato etichettato in molti modi, ma probabilmente la parola “normale” non è mai rientrata tra le definizioni che mi hanno affibbiato».
L’intervista poi continua parlando di Apple Park e di quanto questo enorme campus si integri perfettamente con la natura e con il paesaggio circostante. Sembra essere stato lì da sempre, come un elemento naturale: è un’opera ingegneristica senza precedenti.
Poi si parla della sua storia, della riservatezza di Apple ma anche quella della sua persona. Chi lavora con lui definisce le sue espressioni criptiche ed è praticamente impossibile capire a cosa stia pensando guardando il suo viso: ha una perfetta faccia da poker.
Alla fine si arriva a parlare del visore. Tim Cook non si lascia scappare nulla nè conferma che Apple sia in procinto di lanciare questo prodotto, tuttavia, tra le righe, si può intuire qualcosa che va oltre le semplici parole.
A Tim Cook il concetto di realtà aumentata, o meglio ancora di realtà mista, piace davvero tanto.
In passato aveva mal recensito i Google Glass, ritenendoli una mossa non indovinata ma oggi ammette di aver sbagliato:
La mia mentalità evolve sempre. Steve mi ha insegnato bene: mai sposare le proprie convinzioni di ieri. Se ti viene presentato qualcosa di nuovo che dimostra che hai torto, ammettilo e vai avanti invece di continuare a restare fermo e a dire perché hai ragione
Se consideriamo il concetto di realtà aumentata, tanto per fare un esempio pratico di AR/VR, l’idea di sovrapporre al mondo fisico elementi del mondo digitale potrebbe migliorare notevolmente la comunicazione e la connessione tra le persone».
«Potrebbe permettere alle persone di raggiungere obiettivi finora impensabili. Saremmo in grado di collaborare ad un progetto in modo molto più semplice se fossimo seduti qui a fare brainstorming e all’improvviso potessimo visualizzare qualcosa in formato digitale su cui iniziare a lavorare insieme. Quindi, l’idea è di creare un ambiente addirittura migliore rispetto al mondo reale, grazie alla possibilità di sovrapporvi quello virtuale. L’aspetto entusiasmante consiste nella possibilità di accelerare la creatività. Potrebbe aiutarci a fare le cose di ogni giorno che non abbiamo mai pensato di potere realizzare in un modo diverso.
Per chi ha visto film come Wakanda Forever o tantissimi altri film di fantascienza, spesso vengono utilizzati delle AI (dei super computer a comando vocale) con i quali si parla e che permettono di visualizzare ologrammi 3D con filamenti di DNA o cose simili ed i protagonisti riescono ad interagire con questi ologrammi per migliorarne il codice. Il concetto è sicuramente molto più futuristico di quanto realmente e fisicamente possibile oggi ma l’idea di Tim Cook è proprio questa. In un ambito aziendale, mentre si tiene una riunione, magari mentre si parla di un nuovo prodotto o un nuovo iPhone, si potrebbe visualizzare un rendering virtuale al centro di una sala affinchè tutti i membri possano vederne delle caratteristiche, entrare all’interno (sotto la scocca) e capire come funzionerebbe. Tim Cook vede la realtà virtuale come un modo per collegare le persone e realizzare delle presentazioni molto più chiare, migliori di quanto possibile nel solo mondo reale. Cook ipotizza anche la possibilità di appendere un quadro virtuale in casa propria ed avvicinarsi alla parete per guardarlo meglio ed analizzarlo.
Entrando nella sua mente però, sappiamo che tutti questi esempi che ha fornito non rappresentano realmente quello a cui Apple sta lavorando.
Resta tutto ancora un mistero quindi, e così sarà fino al giorno della presentazione. Anche su questo il CEO è stato interrogato, parlando di un certo scetticismo generale nei confronti di questo visore ma Tim ha replicato che Apple è spesso arrivata in ritardo in settori che erano stati già avviati da altre aziende tuttavia è riuscita ad affrontare le cose in maniera migliore e ad ottenere un successo che gli altri non avevano avuto. Lo stesso potrebbe succedere con i visori perchè ne esistono già a decine, dalle diverse caratteristiche e scopi ma nessuno sta avendo successo: Apple, arrivando ancora una volta in ritardo, potrebbe rivoluzionare il settore e farlo espandere, così come è stato con gli Apple Watch, gli iPad ed altri prodotti.
«Praticamente per ogni progetto portato a termine si è creato un numero enorme di scettici», afferma Cook. «Se realizzi un progetto all’avanguardia, ci sarà sempre chi è pronto a scommettere contro»
Cook afferma che Apple, nel momento in cui decide di entrare in un mercato, si pone le seguenti domande: «Possiamo apportare un contributo significativo che, in qualche modo, gli altri non forniscono? Disponiamo di una tecnologia esclusiva? Non sono interessato a mettere insieme pezzi di materiale altrui. Vogliamo disporre della tecnologia originaria, perché sappiamo che solo così è possibile innovare».
Insomma alla WWDC23 potrebbe avvenire la presentazione del software di questo fantomatico visore e noi non vediamo l’ora di assistervi.
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