Nuova class action contro Apple, e questa volta c’entra il servizio Apple Pay. Stando all’accusa, l’azienda di Cupertino starebbe violando la legislazione antimonopolistica statunitense rendendo Apple Pay l’unico wallet utilizzabile per i pagamenti tap-to-pay con iPhone, iPad e/o Apple Watch.
Ma c’è di più, perché secondo gli studi legali Hagens Berman e Sperling & Slater Apple starebbe guadagnando illegalmente almeno 1 miliardo di dollari all’anno impedendo ai rivali l’accesso alla tecnologia NFC dei suoi dispositivi. Parliamo di Google Pay e Samsung Pay, ad esempio.
Per ogni transazione con Apple Pay completata con una carta emessa da un emittente statunitense, quest’ultimo deve pagare ad Apple una commissione dello 0,15% per le carte di credito e di mezzo centesimo per quelle di debito. Facendo un confronto, riporta l’accusa, Google consente l’utilizzo di più wallet sugli smartphone Android e non riscuote alcuna commissione dagli emittenti di carte di credito statunitensi per i pagamenti tap-to-pay.
Di seguito, le parole di Steve Barman dello studio Hagens Berman:
Quando si confrontano le funzionalità di Apple Pay con i wallet disponibili sui dispositivi Android (Google Pay, Samsung Pay), si scopre che sono sostanzialmente identici. Eppure, lo stesso servizio su Android, per il quale gli emittenti di carte di credito non pagano assolutamente nulla, costa loro un miliardo di dollari all’anno grazie ad Apple Pay.
L’accusa contro Apple è abbastanza chiara: violazioni multiple dello Sherman Act tramite il monopolio del mercato dei wallet digitali per i pagamenti tap-to-pay sui dispositivi iOS, iPadOS e watchOS.
La richiesta è un risarcimento monetario per tutti gli emittenti di carte di credito statunitensi che hanno pagato ad Apple una commissione per ogni transazione Apple Pay effettuata.
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