Come già sottolineato in altri articoli, Apple si sta impegnando molto per bloccare il tracciamento pubblicitario, prima attraverso Safari e poi anche nelle applicazioni perchè sostanzialmente non è un business da cui trae vantaggio. Al contrario, non sta facendo nulla per limitare i milioni di dollari che vengono spesi impropriamente dagli utenti attraverso le applicazioni truffaldine ed i fleeceware.
Ormai è stato delineato un modus operandi ben preciso, che prosegue incontrastato da anni:
Alcuni sviluppatori realizzano applicazioni estremamente semplici, con una sola funzione, comprano in modo losco centinaia di recensioni fasulle a 5 stelle e di conseguenza vengono mostrate più in alto nei risultati di ricerca, ottenendo ulteriore visibilità da App Store e tanti nuovi download.
L’utente vede l’applicazione, la scarica e viene subito invitato ad abbonarsi. Gli abbonamenti hanno sempre dei prezzi folli rispetto a quello che viene offerto, ma necessitando urgentemente di quella funzione ed avendo letto centinaia di recensioni positive, molte persone ci cascano ed effettuano l’acquisto. Oltre ad aver pagato una cifra spropositata, non è semplice disdire un abbonamento su iOS e quindi è possibile che quest’ultimo venga anche rinnovato più di una volta prima di correre ai rimedi.
Il caso che esamineremo in questo articolo è soltanto uno su diverse migliaia. Lo sviluppatore Kosta Eleftheriou ha scoperto l’applicazione My Pulse-Heart Rate Monitor, un’app molto semplice ma che funziona realmente quindi Apple non ha commesso errori ad approvarla, tuttavia c’è un particolare.
Lo scopo dell’app è quello di monitorare il ritmo cardiaco di una persona facendole posizionare il dito sul flash. La combinazione della luce che attraversa il dito con l’utilizzo combinato della fotocamera, riesce a mostrare sullo schermo una stima effettiva di quello che è il battito cardiaco.
Il principio sul quale si basa quest’applicazione è giusto e funziona malgrado non possa essere ritenuto affidabile o professionale, offre comunque una stima che all’incirca corrisponde a quella reale. La questione è che in App Store esistono migliaia di applicazioni con questa funzione e la maggior parte di queste sono completamente gratuite.
Un utente ignaro che si ritrova a scaricare My Pulse-Heart Rate Monitor attiva un abbonamento al primo avvio che può essere di 6,99$ a settimana, 16,99$ al mese oppure 69,99$ all’anno soltanto per questa banale funzione.
Quest’applicazione attualmente si trova al 335esimo posto nella classifica delle App più redditizie in America e si stima abbia già generato più di un milione di dollari di incassi. Su questa cifra Apple trattiene il 30% di commissioni, guadagnando “passivamente” la bellezza di 300 mila dollari. Esistono migliaia di applicazioni con la stessa funzione che vengono offerte gratuitamente, ma l’utente che l’ha acquistata evidentemente non lo sà, ha trovato questa dai risultati della ricerca App Store e, fidandosi delle recensioni, l’ha acquistata.
Sono migliaia in App Store le applicazioni che “truffano” le persone in questo modo perchè le recensioni a 5 stelle fanno salire l’app nei risultati e sebbene possa risultare impossibile da parte di Apple controllare in che modo operi ogni app dopo l’approvazione, sarebbe quanto meno giusto attivare dei controlli o una veloce revisione sulle prime 1000 applicazioni più redditizie. In aggiunta, Apple potrebbe rendere più chiari gli abbonamenti, ad esempio inviando agli utenti delle notifiche prima dei rinnovi automatici.
Per l’app in oggetto, modificando l’ordine di visualizzazione delle recensioni ovvero mostrando per prime quelle più recenti, si può leggere un gran numero di utenti che votano con 1 stella e cercano di avvisare gli altri utenti che si tratta di una truffa, ma il sistema di Apple non da voce a queste persone perchè tende sempre a mostrare per prime, nella pagina di download di App Store, le recensioni che hanno ricevuto più consensi, ed anche in questo chi si preoccupa di commissionare centinaia di recensioni fasulle fa anche in modo che gli stessi account votino le altre recensioni a 5 stelle come “utili”, facendole visualizzare sempre per prime. E’ assurdo che debbano essere gli utenti a sforzarsi (invano) di comunicare agli altri che si tratta di una truffa.
Se Apple si è schierata così prepotentemente contro il tracciamento pubblicitario decidendo di bloccarlo con l’imminente iOS 14.5, allora per quale motivo non muove un dito di fronte a tutto questo? In un documento sull’ATT pubblicato dall’azienda, viene citato Steve Jobs con questa frase:
Chiedi. Chiediglielo ogni volta. Fino a quando non ti diranno di smetterla perché si sono stancati di sentirselo chiedere. Spiega con precisione alle persone cosa farai con i loro dati.
Noi siamo assolutamente d’accordo con questa frase ma pensiamo vada applicata a tutto, non solo dove fà comodo: bisognerebbe applicarla anche ad un business in cui Apple risulta parte attiva. Allora perchè non viene chiesto nulla prima di un rinnovo di un abbonamento?
- Molte app offrono prima un periodo di prova gratuito e poi subito dopo l’abbonamento. Basterebbe aggiungere un tasto “ON/OFF” per dare all’utente la possibilità di utilizzare soltanto “la prova”, senza innestare automaticamente anche l’abbonamento;
- basterebbe inviare delle notifiche informative periodiche, attraverso le quali l’utente potrebbe scegliere se continuare un abbonamento oppure annullarlo prima che sia troppo tardi, prima di ricevere la fattura del pagamento avvenuto.
- Con un tap su queste notifiche si potrebbe raggiungere direttamente la sezione dalla quale è possibile disdire un abbonamento o terminare il periodo di prova prima che si inizi a pagare.
- Si potrebbero fare tante cose con idee e sistemi che all’azienda di certo non mancano!
Un’altra riflessione che potrebbe nascere sull’ATT è che questo blocco del tracciamento pubblicitario porterà inevitabilmente meno introiti e di conseguenza è già stato previsto che in futuro ci saranno sempre meno applicazioni gratuite supportate da pubblicità a favore di applicazioni che bisognerà acquistare. Naturalmente sulle app a pagamento Apple ottiene la sua commissione, quindi guadagni extra, cosa che invece le app gratuite non generano (o meglio, le generano lo stesso ma vanno nelle casse delle aziende come Google e simili che si occupano di pubblicità).
Terminiamo l’articolo con una precisazione (doverosa): il modo in cui agisce Apple non è assolutamente illegale, ma non è illegale nemmeno il tracciamento pubblicitario anche perchè avviene in modo anonimo on l’IDFA. Fu proprio l’azienda di Cupertino ad introdurre l’IDFA su iOS, ovvero un codice identificativo da utilizzare ai fini pubblicitari che permette all’utente di rimanere anonimo evitando di utilizzare l’UDID del dispositivo.
La nostra posizione riguardo a tutto questo è semplice: siamo estremamente favorevoli all’ATT, a nessuno piace essere tracciato senza capire in che modo viene fatto ma riteniamo che se si porta avanti una filosofia di trasparenza simile ed un pensiero ben preciso, sia opportuno applicarlo a tutto, non soltanto a ciò che ostacola gli altri e favorisce sè setessi. Chiedi. Chiedi ogni volta fino a quando non ti diranno di smettere.
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