La pratica “brandgating” di Amazon di escludere altri rivenditori quando un produttore come Apple vende i propri dispositivi sul servizio è oggetto di indagine da parte dell’Ufficio federale tedesco.
L’autorità di regolamentazione antitrust tedesca, l’Ufficio federale dei cartelli, ha avviato un’indagine su Apple e Amazon sulla politica di “brandgating”. La politica consente ai produttori di prodotti di marca, come l’iPhone, di rimuovere i venditori indipendenti dalla piattaforma di vendita al dettaglio, a condizione che Amazon possa invece vendere gli articoli.
“Gli accordi di brandgating possono aiutare a proteggere dalla pirateria dei prodotti”, ha affermato in una nota l’Ufficio dei cartelli. “Ma tali misure devono essere proporzionate per essere in linea con le norme antitrust e non dovrebbero portare all’eliminazione della concorrenza”.
In sua difesa, Amazon ha risposto affermando che non rimuove mai le autorizzazioni di vendita dei venditori senza validi motivi e che investe molto per proteggere i clienti dalla distribuzione illegale di merci. La società ha accettato di collaborare alle indagini.
L’ufficio federale ha affermato che Apple è un esempio “prominente” di come Amazon conduce il brandgating, che può presumibilmente assumere varie forme.
In una nota, Apple ha affermato che “la sicurezza dei nostri clienti è la nostra prima priorità e i nostri team lavorano costantemente con le forze dell’ordine, i rivenditori e i siti di e-commerce in tutto il mondo per rimuovere i prodotti contraffatti dal mercato”. “Lavoriamo con Amazon per proteggere i nostri clienti da prodotti contraffatti e diamo la certezza che stanno ricevendo un prodotto Apple originale pronto all’uso”.
In passato, le due società sono state indagate per accuse simili, come il presunto blocco della vendita di dispositivi Apple e Beats da parte dei rivenditori al fine di soffocare la concorrenza e fissare i prezzi.
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