Facebook è quel posto dove tutti gli utenti condividono le proprie emozioni, i pensieri ed anche tutti i propri dati personali. E’ un’azienda che, senza richiedere pagamenti diretti ai propri utenti, è diventata tra le imprese più potenti al mondo. Basterebbe già riflettere su questo per capire che c’è qualcosa che ci sfugge.
Utilizzando Facebook ed anche i vari prodotti di Facebook, vendiamo noi stessi e la nostra Privacy con un mucchio di informazioni utili che l’azienda rivende ad altri o utilizza per i propri scopi, ottenendo un guadagno.
Abbiamo più volte parlato di Cambridge Analytica e di tutti gli scivoloni che Facebook ha preso quest’anno, perdendo tantissimi utenti e soprattutto la fiducia di tutti.
Oggi il Parlamento britannico rincara la dose, rendendo pubblici dei documenti (ben 250 pagine) che riguardano Facebook, comprese email interne, dati e questioni di vario genere.
Sostanzialmente possiamo riassumere il tutto partendo da Onavo, un’applicazione ed un servizio VPN gratuito offerto da Facebook per qualche tempo che veniva pubblicizzato come un modo per accrescere la propria sicurezza e la protezione sul web (cosa che in genere fanno le VPN). Il Parlamento britannico ha invece scoperto che si trattava di uno spyware. Tramite questo sistema, Facebook tracciava la navigazione degli utenti, capendo quali erano i siti maggiormente utilizzati e di conseguenza quali erano gli avversari più temibili, quali servizi poteva aggiungere sulla propria piattaforma (che gli utenti cercavano altrove), quali società acquisire e così via.
Attraverso le email interne, è stato scoperto che su Android l’applicazione di Facebook riusciva anche a registrare chiamate ed i testi inviati dall’utente. L’opzione era ben nascosta e si legge che Facebook aveva fatto in modo che risultasse difficile per l’utente scoprire che l’app fosse in grado di fare tutto questo.
Apple ha rimosso l’app Onavo dopo circa 6 mesi dal suo App Store ma lo stesso non è accaduto su Android, sistema dal quale si riescono ad ottenere permessi ed informazioni in maniera anche più semplice.
Nei documenti rivelati dal Parlamento si parla anche di White List, ovvero di liste bianche all’interno delle quali figuravano delle aziende le quali avevano il pieno accesso ai dati raccolti da Facebook.
Siamo sicuri che maggiori saranno le indagini su Facebook e maggiori saranno le informazioni o gli articoli come questo. Di sicuro non è ancora stato scoperto tutto quello che è stato svolto dal social network per diventare così ricco e potente e non è detto che non vengano ancora svolte operazioni che ledono completamente, anche in maniera grave, alla nostra privacy.
La cosa migliore da fare sarebbe quella di eliminare tutti i propri dati e poi cancellare l’account anche se, proprio grazie al grande portfolio di servizi offerti da Facebook tra cui i Login, la sincronizzazione con i giochi, i commenti, i compleanni e la possibilità di parlare con i propri amici, risulta sempre più difficile. Inoltre Facebook ormai è ovunque: oltre al social network in sè, anche Instagram e Whatsapp appartengono alla stessa azienda ed anche da lì l’azienda ottiene delle informazioni.
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