E’ un brutto periodo per Facebook, un periodo iniziato diversi mesi fa con lo scandalo di Cambridge Analytica. La violazione della privacy degli utenti attraverso queste aziende di terze parti è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, poi è subentrata la GDPR, le nuove norme europee a tutela degli utenti, qualche dichiarazione di Apple ed in poco tempo il social network per eccellenza si è visto crollare “il terreno da sotto i piedi”.
Molti utenti hanno abbandonato la piattaforma, molti altri pensano di farlo a breve, altri ancora hanno creato account “fasulli” che utilizzano soltanto per i login e per i giochi senza però pubblicare e diffondere le proprie informazioni.
Facebook è stato anche veicolo di Fake News veicolate da russi che, secondo alcuni, hanno portato alla vittoria elettorale di Donald Trump.
Insomma, tira aria di crisi e dopo l’inchiesta del New York Times, Mark Zuckerberg è stato interrogato:
“Hai mai pensato di chiudere Facebook?”
Sorprendentemente il CEO ha risposto di Si, in diverse occasioni.
Abbiamo pensato di chiudere Facebook nel 2010, poi di nuovo qualche mese fa per difendere la privacy delle persone coinvolte nella fuga dei dati ad opera degli hacker.
L’ammissione, in un certo senso, rivela quanto sia profonda la crisi di Facebook, nonostante i fatturati enormi. Quanto meno Zuckerberg ha preso coscienza che la situazione è sfuggita di mano in alcune situazioni, ma difficilmente il social network chiuderà.
Ci sono troppi soldi in ballo, gli investitori e quant’altro. Una piattaforma di queste proporzioni, con un tale numero di iscritti e profitti da capogiro molto semplicemente NON può chiudere, nemmeno se lo decidesse Zuckerberg.
A fine Ottobre i ricavi sono aumentati del 33% e la pubblicità di Facebook che coinvolge anche Instagram è sempre più utilizzata per promuovere il proprio business. Zuckerberg ha ammesso che c’è una saturazione di utenza, nel senso che il numero di iscritti non sta crescendo e piuttosto che chiudere il social network si impegnerà sempre di più a tutelare la privacy in futuro.
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