Secondo una legge proposta giovedì scorso dall’Unione Europea, i colossi del panorama tecnologico mondiale, tra cui Apple, Google e Amazon, saranno chiamati per la prima volta ad affrontare la legislazione interna che regola le relazioni commerciali con le proprie aziende clienti.
Se il Parlamento Europeo dovesse approvare la nuova proposta di legge, bisognerà rivedere il modo in cui App Store, i motori di ricerca, gli e-commerce e siti di prenotazioni alberghiere come Expedia attualmente classificano determinati risultati di ricerca, a favore di alcuni servizi e a discapito di altri. Nel caso di Apple, l’azienda californiana dovrebbe spiegare i criteri di classificazione degli elementi presenti all’interno dell’App Store, il perché di alcune applicazioni messe in evidenza ed i motivi dietro la rimozione di altre.
La proposta consentirebbe alle società clienti di far valere i propri diritti, citando collettivamente le piattaforme online sulla quali distribuiscono i propri servizi, qualora le stesse non rispettino le regole relative alla trasparenza e alla non discriminazione.
Secondo la proposta di legge, le piattaforme online dovranno nominare dei mediatori per gestire i reclami e sostenere almeno la metà dei costi. Dovranno, inoltre, aggiungere nelle Condizioni di servizio, la descrizione di ogni trattamento preferenziale che applicano ai propri servizi rispetto a quelli offerti, sempre sulla propria piattaforma, dalla concorrenza.
Spotify, popolare servizio di streaming musicale, ha sollecitato l’UE a verificare quanto anticipato poc’anzi. In particolare, il debutto di Apple nello streaming musicale con Apple Music ha destato non poche preoccupazioni nelle altre aziende concorrenti. Queste ultime, infatti, sostengono che i ricavi del 30% provenienti dagli acquisti in-app effettuati in App Store consentano ad Apple di trarre un ingiusto vantaggio. Per questo motivo, la stessa Spotify ha rimosso dallo store di applicazioni Apple l’opzione relativa agli acquisti in-app, invitando gli utenti a sottoscrivere altrove gli abbonamenti per i propri servizi.
Queste le parole di Mariya Gabriel, Commissario Europeo per quanto riguarda l’Economia Digitale:
Piattaforme e motori di ricerca sono canali importanti per le aziende europee per raggiungere i consumatori, ma dobbiamo fare in modo che non abusino del loro potere e quindi rechino danno ai loro utenti aziendali. Stiamo compiendo un passo molto importante con regole chiare sulla trasparenza, un’efficiente risoluzione delle controversie e il lancio di un osservatorio per analizzare le pratiche delle piattaforme online in modo più dettagliato.
Queste, invece, le parole di Hans-Holger Albrecht, Presidente di Digital Music Europe che comprende Spotify, Deezer e Soudcloud:
Per essere efficace, il regolamento deve anche affrontare le pratiche discriminatorie che sorgono quando il proprietario della piattaforma è anche un concorrente diretto di quelle di terze parti.
La CCIA, l’organizzazione internazionale no-profit che si dedica all’innovazione e che rappresenta Google, Amazon e eBay, ha dichiarato che, attualmente, le piattaforme online coltivano le relazioni con le proprie aziende clienti perché è nel loro stesso interesse. A parlare è stato Jakob Kucharczyk, vicepresidente CCIA:
Non vi sono prove di un problema sistemico che giustificherebbe la regolamentazione attraverso il più forte strumento legislativo a disposizione dell’UE. Un approccio più flessibile, piuttosto che un regolamento fuori misura, sarebbe più favorevole alla crescita dell’economia digitale europea “, ha dichiarato Jakob Kucharczyk, Vicepresidente, Concorrenza e Politica regolatoria dell’UE presso la CCIA.
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