Non è un segreto che Apple sia contraria alla riparazione indipendente dei dispositivi del proprio marchio. L’apertura di un’attività del genere, infatti, richiede la certificazione e il rispetto di un rigido insieme di regole definite da Apple che, non molto tempo fa, ha persino percorso la strada delle azioni legali nel tentativo di mettere i riparatori indipendenti di dispositivi Apple fuori dal mercato americano. L’anno scorso, l’azienda californiana ci ha provato anche con un piccolo negozio in Norvegia, portando in tribunale il proprietario Henrik Huseby al quale, però, la corte ha dato recentemente ragione.
Come riportato dal sito Motherboard, dopo il sequestro da parte dei funzionari della dogana norvegese di una spedizione destinata ad Huseby di schermi di ricambio per iPhone 6 e 6S l’anno scorso, Apple ha accusato il proprietario del negozio di violazione del marchio attraverso l’utilizzo non autorizzato di pezzi di ricambio non originali. Dopo aver offerto senza successo ad Henrik Huseby un accordo secondo cui l’uomo avrebbe dovuto promettere “di non produrre, importare, vendere, commercializzare o altrimenti trattare prodotti che violano i marchi Apple”, Apple ha citato in giudizio il negozio norvegese.
Nonostante la causa sia stata seguta da cinque avvocati di Apple, il tribunale si è pronunciato a favore di Huseby. Il suo legale ha rilasciato la seguente dichiarazione a Motherboard:
In questo caso, Apple dimostra indirettamente ciò che realmente desidera. Vogliono il monopolio delle riparazioni in modo da poter mantenere prezzi elevati. E quindi non vogliono vendere pezzi di ricambio a nessuno se non “a se stessi”.
Importare componenti per telefoni cellulari non è illegale in Norvegia, ma sugli schermi inviati ad Huseby dal proprio fornitore cinese era presente il logo Apple. Ed è proprio su questo elemento che il colosso californiano ha incentrato l’azione legale. La corte ha però deciso che:
Le leggi non proibiscono ad un negozio norvegese dedicato alla riparazione di dispositivi mobili di importare schermi di produttori asiatici che sono compatibili al 100% e completamente identici a quelli iPhone di Apple, a patto che il marchio Apple non venga applicato al prodotto.
I ricambi in questione non sono altro che schermi ricondizionati ed assemblati da terze parti utilizzando componenti originali di iPhone danneggiati. Trattandosi quindi di schermi del telefono, il logo Apple è stampato solo all’interno, in una zona non visibile ai consumatori. Il tribunale ha quindi ritenuto che ciò non violasse il marchio di fabbrica di Apple. Henrik Huseby ha infine dichiarato:
Continuerò a riparare iPhone come ho sempre fatto, senza nessun cambiamento. Sono felice che adesso non debba avere più paura di importare parti di ricambio compatibili per iPhone.”
Sebbene le specifiche legali del caso attualmente riguardino solo la Norvegia, l’esito di questa causa dovrebbe suscitare grande interesse da parte di tutte le altre attività di riparazioni indipendenti dislocate nei diversi stati del mondo che, un domani, potrebbero ritrovarsi a dover affrontare problemi simili con Apple.
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