Qualche tempo fa è scoppiato un caso tra FBI ed Apple nel tentativo di convincere l’azienda californiana ad installare un backdoor per consentire alle forze dell’ordine di ottenere l’accesso agli smartphone nel caso in cui dovesse verificarsi la necessità. Apple ha rifiutato ma l’israeliana Cellebrite si era dimostrata in grado di superare le barriere nelle vecchie versioni di iOS.
Nelle scorse settimane, la Cellebrite ha dichiarato di essere riuscita ad estrarre dati anche da iPhone con iOS 11 a bordo, quindi potenzialmente quest’azienda riesce ad hackerare qualsiasi iPhone, anche quelli con la più recente versione del sistema operativo installata.
Il responsabile marketing, Jeremy Nazarian, si è concesso ad un’intervista da parte di Forbes nella quale ha affermato:
I metodi utilizzati da Cellebrite non verranno condivisi per evitare che Apple corra ai ripari. La Cellebrite lavora a stretto contatto con le forze dell’ordine quindi gli hackeraggi avverranno soltanto in caso di necessità per sventare un crimine, per entrare nei dispositivi di assassini, terroristi, chi compie crimini contro i bambini e spacciatori.
Quando sono state espresse delle preoccupazioni riguardo i metodi di Cellebrite che potrebbero cadere nelle mani sbagliate, il responsabile ha chiarito:
Non possiamo accedere ad un dispositivo da remoto. E’ sempre richiesto l’accesso fisico ed il dispositivo deve arrivare fino alla nostra sede. Di conseguenza i dispositivi che ci inviano sono esclusivamente quelli ottenuti come prova di un’indagine, un caso e quant’altro. Non ci sono rischi di uso improprio dei nostri strumenti.
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