L’esaminatore forense della FBI Stephen R. Flatley ha tenuto ieri un discorso alla International Conference on Cyber Security, e ha espresso la sua opinione sui diversi punti di vista di Apple e dell’FBI circa la crittografia degli smartphone. Stando a Motherboard, Flatley ha descritto l’azienda come “cretini” e “geni del male” per aver creato una crittografia per i dispositivi iOS talmente potente da non poter permettere nemmeno alla stessa Apple di accedere agli iPhone degli utenti.
Flatley ha dichiarato che i recenti aggiornamenti della crittografia dei dispositivi Apple hanno reso più lenta la possibilità di “indovinare” le password, portando le iterazioni da 10 mila a 10 milioni, “rendendo il lavoro investigativo dei suoi colleghi più difficile“. Un hacking può dunque richiedere da pochi giorni a due mesi, portando Flatley ad affermare che Apple sia abbastanza brava in queste cose da geni del male. Non è invece possibile analizzare il contesto del commento “cretini” relativo sempre all’azienda.
Il commento di Flatley arriva a distanza di anni dalla orma nota disputa tra Apple e l’FBI nata per lo sblocco dell’iPhone del terrorista Syed Farook, uno degli autori dell’attacco di San Bernardino del Dicembre 2015. In sintesi, l’FBI chiese ad Apple di accedere all’iPhone 5c del terrorista utilizzando però una particolare versione di iOS, che l’azienda di Cupertino si rifiutò di creare in quanto avrebbe rappresentato una “master key” utilizzabile per ottenere informazioni praticamente da ogni iPhone e iPad.
L’ente governativo optò per una via alternativa, chiedendo la collaborazione dell’azienda israeliana Cellebrite. Flately ha citato anche quest’ultima durante il suo discorso, definendola (come Apple) “un altro genio del male”.
Nonostante lo scontro tra Apple ed FBI sia terminato, il dibattito sulla crittografia dei dispositivi tech continua ad essere molto attuale, e sentiremo sicuramente parlare dell’argomento anche in futuro.
Leggi o Aggiungi Commenti