Vi ricordate il grande clamore suscitato dalla vicenda Gizmodo-iPhone 4-Apple? Sebbene negli ultimi mesi la notizia sia stata trascurata, le investigazioni sul caso sono continuate sotto traccia. Adesso sembra che sia giunta l’ora di una conclusione definitiva per l’indagine.
Nel tentativo di avere un aggiornamento sul caso, Cnet ha contattato Stephen Wagstaffe del distretto di San Mateo, California il quale ha fatto trapelare che la vicenda sembra essere quasi giunta ad una conclusione che probabilmente avverrà il prossimo mese. L’inizio dell’indagine risale ormai a circa un anno fa, esattamente ad Aprile quando Robert Gray Powell, un ventisettenne impiegato Apple che stava lavorando alla baseband di quello che poi sarebbe stato l’attuale iPhone 4, perse “accidentalmente” un prototipo al German bee garden di Redwood City in California, mentre stava celebrando il suo compleanno.
Il dispositivo venne ritrovato da Brian Hogan che decise in seguito di venderlo, grazie anche all’aiuto di Sage Robert Wallower, uno studente di Berkley, per la modica cifra di 5.000$ a Gizmodo. Il blog dopo pochi giorni, pubblicò foto e video del dispositivo, oltre ad una vera e propria analisi pezzo per pezzo dell’hardware, che venne conseguentemente diffusa dai media nazionali ed internazionali tramite televisione e web.
Fin da subito Apple fece pressioni sulle autorità locali per avviare un’investigazione, dichiarando inoltre che il prototipo era di così grande valore, dal momento che il prodotto non era ancora stato lanciato al pubblico, da non poter essere nemmeno quantificato. Lo stesso Steve Jobs, contattò personalmente tramite email Brian Lam, editore di Gizmodo, per richiedere la restituzione.
Dopo di che nessuna notizia o fatto concreto è stato posto all’attenzione del pubblico. Il caso, che ufficialmente è classificato come “un’investigazione per furto criminale”, ha comunque fatto discutere parecchio e ad oggi non esiste un’unica corrente di pensiero a riguardo, visto che non si riesce a stabilire se si tratti o meno di un crimine/reato. Tuttavia, dopo che lo stesso Jobs espresse la sua opinione sulla vicenda durante un’intervista con Walt Mossberg, le autorità hanno sempre confermato le responsabilità di Gizmodo, il cui editore si è visto sequestrare quattro computer, due server e un assortimento di prodotti elettronici.
A riguardo un gruppo di avvocati e il “Reporters Committee for Freedom of the Press” che cura la libertà di espressione dell’organo stampa, hanno presentato numerosi documenti nei quali si difende la posizione di Brian Lam. Sembra infatti che la polizia abbia violato la legge federale ed in particolare il Privacy Protection Act, che rende immuni le aziende di news da perquisizioni, a meno che il giornalista non abbia compiuto un reato.
Via | AppleInsider
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