Il 12 settembre è stato presentato al pubblico il nuovo iPhone X che porta con sé diverse novità ma la più importante è quella che, fino ad ora, è stata tra le più ignorate.
L’attenzione del grande pubblico e degli addetti ai lavori si è soffermata sul display con le cornici ridottissime, sui mugugni per l’assenza del tasto home, sulla forma trapezoidale nella cornice superiore oppure sulle gestures da compiere per aprire il centro di controllo piuttosto che il centro notifiche.
Certo, sono le prime cose che balzano agli occhi e quelle su cui anche Craig Federighi ha focalizzato l’attenzione insieme al Face ID per lo sblocco del dispositivo.
E’ proprio la tecnologia che sta dietro al Face ID a costituire la vera e propria innovazione e, se vogliamo, la rivoluzione. Quello che non si vede ma che apre la strada al cambiamento.
Per la prima volta Apple è riuscita ad integrare in uno smartphone una rete neurale per l’elaborazione delle informazioni.
Prima di scoprire cosa sia una rete neurale artificiale, dobbiamo sapere cosa sia una rete neurale.
Il cervello umano e quello di altre specie animale affidano la risoluzione dei problemi cognitivi alla rete neurale, composta da un circuito di neuroni, la cui estensione è variabile.
La rete neurale ha il compito di riconoscere quanto provenga dall’ambiente esterno, memorizzare e produrre reazioni agli stimoli.
Quando si parla di rete neurale artificiale il riferimento è chiaramente ad un sistema di elaborazione informazioni che simuli il funzionamento delle reti biologiche nell’ambito informatico.
Il paragone più semplice è quello di immaginare una rete neurale artificiale come l’estensione di una rete informatica dove diversi computer, collegati tra loro, svolgerebbero il ruolo dei neuroni di una rete neurale biologica.
Ogni neurone artificiale si collega ad altri con una fitta rete di interconnessioni per acquisire informazioni dall’esterno, elaborarle e restituire un risultato in forma di impulso che poi dev’essere analizzato da un software in grado di estrapolarne i dati.
In un documento di qualche tempo fa si è parlato, per la prima volta, dello studio delle immagini che avviene tramite una tecnica attraverso la quale immagini reali vengono sostituite da immagini virtuali create dal computer.
Le immagini virtuali o “sintetiche” sono impiegate in diversi settori per addestrare le reti neurali artificiali che imparano a riconoscere oggetti senza dover apporre alcuna annotazione ma con la difficoltà di non riuscire a ridurre e ricondurre tutte le immagini del mondo esterno in immagini artificiali.
In tutto questo, Apple ha iniziato a sviluppare la propria intelligenza artificiale da applicare a Siri, iCloud e iTunes, compiendo investimenti importanti sia all’interno dei propri laboratori sia avvalendosi di aziende specializzate preventivamente acquisite.
Il lavoro di ingegneri e ricercatori Apple si è focalizzato sulla riduzione della differenza tra immagini reali e immagini sintetiche, intervenendo sull’algoritmo GAN (Generative Adversarial Networks) per mettere al lavoro due reti neurali. Da una parte c’è il programma che crea immagini simili a quelle reali memorizzate in un dataset di partenza e dall’altra invece si trova l’opera di classificazione per distinguere quali siano le immagini sintetiche e quali invece immagini reali.
La validità di tale tecnologia viene dimostrata nella capacità e velocità con cui le due immagini vengono affiancate, analizzate e si arriva al risultato finale.
In questo senso Apple ha sviluppato una rete neurale artificiale fino a 4,5 volte più piccola di quelle esistenti e con una velocità di esecuzione doppia rispetto alle precedenti garantendo la stessa accuratezza di risultati.
Come? Istruendo l’intelligenza artificiale in modo tale che le stesse operazioni possano essere eseguite nell’arco di un brevissimo tempo e senza troppi passaggi o collegamenti a server remoti, che implicano rete dati, connessioni e tempi di risposta sensibilmente più lunghi.
La riduzione della tecnologia tanto da poter essere inserita in uno smartphone è la vera novità e rivoluzione operata da Apple in iPhone X.
Il Face ID non è solo un semplice riconoscimento facciale con la sovrapposizione di due immagini ma una complessa analisi matematica che quasi in tempo reale, con uno scarto in centesimi di secondo quasi non apprezzabile, compie tutti questi passaggi per dare accesso al dispositivo.
E’ anche il motivo per cui sembra riduttivo associare il nuovo dispositivo alle cifre. Mille euro, oltre mille euro… Solo questa tecnologia, da sola, non ha prezzo.
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