I lavoratori dello stabilimento di Foshan della fabbrica cinese Foxconn (già citata per spiacevoli episodi di suicidio dei dipendenti) hanno organizzato una protesta contro Apple, che non permetterebbe loro di rivendere i componenti degli iPhone 4 bianchi a terzi, con i giusti timori che possano riassemblare i propri iPhone e rivenderli come originali.
Il motivo principale della protesta, però, non sembrerebbe essere il divieto di Apple, ma i bassi salari dei dipendenti ed i trasferimenti che i dirigenti della Compagnia avrebbero comunicato agli operai.
I lavoratori hanno dichiarato di essere seccati dalle promesse di aumento di stipendio non mantenute di Foxconn, a tal punto da voler spostare gli stabilimenti prossimi alla costa nell’entroterra, dove i costi di produzione e degli edifici (le abitazioni per gli operai, il suolo per la fabbrica ecc) sono decisamente più bassi rispetto alla costa.
Mandare avanti questa protesta, però, non sarà affatto facile: la compagnia ha minacciato di licenziare chiunque decida di scioperare.
Un dipendente ha affermato di ricevere, come salario, 1,100 yuan al mese (corrispondenti a circa 165.80 $). Salario molto più basso di quanto Foxconn abbia recentemente dichiarato dopo un sollevamento generale dei salari.
Ma questa protesta non è il primo guaio con cui la Foxconn deve scontrarsi: alcuni mesi fa, Apple ha pubblicato uno statuto dopo una serie di suicidi di dipendenti alla fabbrica di Shenzhen, in Cina.
Già in precedenza, le condizioni dei lavoratori erano un aspetto a cui Apple dava molta attenzione. Nel 2006, quando si iniziarono a produrre i primi iPhone nelle fabbriche Foxconn, un quotidiano riportò la notizia che alcuni dipendenti addetti alla produzione di componenti per iPhone venivano maltrattati e costretti a lavorare in condizioni insostenibili. Da allora, Apple conduce ogni anno un controllo sulle condizioni dei lavoratori nelle sue ditte oltreoceano. L’anno scorso è emerso che più della metà dei dipendenti venivano sottopagati.
Ma a “mettere la ciliegina sulla torta” e a scatenare la protesta ci ha pensato un ragazzo di 17 anni, che racconta di aver guadagnato oltre 130mila dollari per aver riassemblato e rivenduto un iPhone 4 con dei pezzi (a suo dire) provenienti direttamente da alcuni dipendenti Foxconn. Ovviamente la ditta ha negato il tutto, sostenendo che a nessun lavoratore è in alcun modo permesso di rivendere pezzi da assemblaggio.
In realtà, già in passato la Foxconn si era trovata costretta a proteggere con tutti i mezzi possibili i segreti di Apple: l’anno scorso, un dipendente si suicidò per aver smarrito un carico di prototipi della quarta generazione di iPhone.
Via | AppleInsider
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